Insieme contro Trump
Il Presidente USA Trump attacca LeBron in un tweet definendolo stupido
Venerdì nel cuore della notte Donald Trump ha attaccato via Twitter LeBron James, definendolo poco intelligente. Questo il testo completo del tweet: “Lebron James was just interviewed by the dumbest man on television. Don Lemon. He made Lebron look smart, which isn’t easy to do. I like Mike!” LBJ si unisce così alla sua già ampia lista di antagonisti del mondo dello sport, che comprende fra gli altri anche Colin Kaepernick, LaVar Ball e Jemele Hill. Don Lemon, l’altro nome citato con disprezzo nel tweet, è il giornalista di CNN che ha condotto l’intervista per il network. È noto che il Presidente USA spende molto tempo sul social network, modo economico per condurre una continua campagna elettorale fatta di frasi ad effetto, senza elaborare troppo i suoi pensieri demagogici a rapido assorbimento. Il suo tweet #38,480 è stato appunto quello rivolto al 4 volte MVP, per la prima volta criticato dopo i complimenti degli anni passati. Motivo scatenante della contesa è stata l’intervista di LeBron su CNN di qualche giorno prima.
LBJ aveva dichiarato che Trump stesse usando lo sport per dividere il paese, nonostante per lui lo sport abbia rappresentato e continui a rappresentare un’occasione per unire le persone di background differenti. A definire LeBron stupido, benché in maniera lievemente più sottile, era stata anche Lauren Ingraham su Fox News lo scorso febbraio, quando insinuò che l’aver saltato il college screditasse LeBron da ogni tipo di opinione in ambito politico. I tentativi di delegittimazione dei propri oppositori non sono una novità né un’esclusiva ai danni di LeBron. Mettere in dubbio intelletto e credenziali degli avversari è da sempre uno dei cavalli di battaglia del pensiero reazionario alt-right. Un esempio su tutti è quando Trump e Fox News insistettero a lungo che Barack Obama non potesse essere presidente in maniera legittima poiché keniota e non americano – battaglia persa in maniera fragorosa. LBJ, Kap, Lemon e Obama (tutti ∼ casualmente ∼ neri e di successo) sono solo alcuni dei 487 fra persone, luoghi e cose che il New York Times stima essere stati oggetto di insulti via Twitter da parte di Trump negli ultimi 3 anni. Fra i destinatari dei suoi apprezzamenti troviamo invece dittatori come Kim Jong-un e Vladimir Putin, nonché i suprematisti bianchi di Charlottesville, da lui definiti “brava gente.”
Le parole di LeBron erano un chiaro riferimento all’estenuante polemica fra Trump e la NFL in materia di protesta durante l’inno. L’NBA più di tutti rappresenta quel modello cui il giocatore ha fatto riferimento, vista la spiccata internazionalità di giocatori, dirigenti, allenatori e fan. Di conseguenza, ciò rende questa lega meno attaccabile da Trump, che invece nell’NFL ha trovato un mondo molto più quadrato e militaresco in cui far breccia con questioni di patriottismo. Fra i colleghi del Prescelto a schierarsi con lui nell’agora digitale Karl-Anthony Towns, Donovan Mitchell e Bradley Beal, vicino di casa del Presidente. Perfino Michael Jordan, tirato in ballo nella questione e storicamente allergico a schierarsi da una parte o dall’altra, ha appoggiato il rivale al titolo di GOAT con un asciutto “I support L.J.” In questi tempi di totale spaccatura, Trump e James sono oggi ai due poli opposti del discorso politico/sportivo americano. Un ipotetico testa a testa fra i due, impronosticabile tanto sul parquet quanto al Campidoglio, è la maniera migliore per capire chi dei due rappresenti il modello migliore per il Paese. E allora eccolo qua.
Fred Trump, padre di Donald, accumulò in vita un capitale stimato sui $300M, parte del quale finì in eredità al figlio. Nonostante la spinta ricevuta dal padre nell’iniziare la propria attività di imprenditore, ha dichiarato bancarotta per 6 volte dal 1990 a oggi. Questi ha sposato tre donne diverse e in queste ore ha invischiato pesantemente il figlio Don jr nel ciclone Russiagate. Nello stesso periodo in cui Melania partoriva il quintogenito del marito, Trump ha presumibilmente pagato una modella di Playboy per tenere sotto silenzio la loro tresca. La sua scuola, la Trump University, ha chiuso dopo essere finita sotto inchiesta per frode. Passiamo allo sfidante da Akron. LeBron è cresciuto senza un padre e nella povertà totale. L’improvvisa ricchezza non gli ha però dato alla testa. Anzi, ha creato un impero sportivo di quasi un miliardo di dollari di cui fa parte anche la moglie Gloria, la sua ragazza dei tempi del liceo. Con lei ha tre figli, che appoggia come un qualsiasi padre facendo il tifo per loro dalla tribuna durante le loro partite. LeBron non ha mai avuto uno scandalo dentro o fuori dal campo, ma ha fatto di tutto per diventare un modello positivo per i giovani. La sua impresa maggiore è stata aprire la I Promise School, scuola elementare per bambini a rischio. Beh, se LeBron ha conquistato tutto ciò a dispetto della sua scarsa intelligenza, c’è solo da levarsi il cappello.
MVProf