Trade in 10 domande: Thomas ai Lakers
Una serie di passaggi in dieci punti per comprendere tutti gli aspetti della trade che ha coinvolto Lakers e Cavaliers
1) Cos’è successo?
Alla fine, i Cleveland Cavaliers hanno realizzato che l’esperimento Isaiah Thomas era fallito e che la sua presenza in Ohio non poteva prolungarsi oltre. Così hanno mandato IT ai Los Angeles Lakers insieme ad un pacchetto che comprende Channing Frye e una prima scelta per il 2018. In cambio, i Cavs ricevono Jordan Clarkson e Larry Nance jr.
2) Come ci siamo arrivati?
Nel commentare l’ultima giornata di mercato in NBA, il GM dei Cavs Koby Altman ha definito le operazioni condotte come necessarie per evitare di continuare a marciare verso una “morte lenta.” La definizione, molto forte, riguarda la spirale negativa in cui la squadra era finita da dopo Natale. Da allora, infatti, i Cavs hanno perso 13 delle ultime 19 partite. Peggio ancora era la chimica di spogliatoio, compromessa al punto di rendere impossibile per questo gruppo continuare a coesistere oltre.
3) Chi ha ottenuto l’asset migliore?
È possibile supporre che un anno esatto fa i Lakers sarebbero stati lieti di accogliere Thomas, un candidato MVP in un ruolo scoperto. Ora invece lo stesso IT non è che una dose di veleno che i lacustri hanno inghiottito al fine di avere maggiore spazio salariale per l’estate prossima e che i Cavs hanno edulcorando inviando una prima scelta. Da ciò si capisce come entrambe le squadre guadagnino dalla (non)presenza di Thomas. I Cavs si sono sbarazzati di un giocatore affatto funzionale alla propria squadra e i Lakers arricchiscono il proprio parco di contratti in scadenza in estate.
4) Quali sono le implicazioni di questa singola all’interno dei numerosi scambi di Cleveland?
Quella di Thomas è solo una delle trade che l’8 febbraio Cleveland ha concluso. All’interno di una trade a tre squadre, Jae Crowder e Derrick Rose sono stati scambiati con gli Utah Jazz in cambio di Rodney Hood, il supposto erede designato di Gordon Hayward fra i mormoni. Dai Sacramento Kings è arrivato George Hill, mentre Iman Shumpert ha fatto il percorso inverso. Infine, Dwyane Wade è stato (ri)mandato ai Miami Heat in cambio di una scelta al secondo giro protetta in maniera massiva. In totale, ciò implica un rinnovamento pressoché totale da parte di Cleveland del suo backcourt, sostituendo i poco produttivi IT/Rose/Wade con i più giovani e atletici Hill/Clarkson/Hood.
5) Quanto influirà l’esperienza negativa di Thomas ai Cavs nella negoziazione del suo prossimo contratto?
Cinque settimane o, in altri termini, 15 partite giocate. Tanto è durata la permanenza di Isaiah Thomas ai Cavs come membro attivo del roster. Non è un caso che il suo ingresso sul parquet della Q sia coinciso col peggior momento non solo di questi Cavs, ma di qualunque squadra di cui LeBron James abbia fatto parte. Due dati a conferma di tale tesi. In queste 15 partite giocate, IT è al 348° posto in NBA per percentuale da tre (.253) e al 478° per Defensive Rating (118.6). La parabola discendente di Thomas è talmente in picchiata che da un punto di vista umano non può che rattristare. Lo stesso giocatore che otto mesi fa chiudeva 5° nella lotta all’MVP sarà ora il backup di un rookie come Lonzo Ball (che pure, per inciso, non tira da 3 peggio di IT) per i scalcagnati Lakers. Chiaramente, il suo problema all’anca e l’inaspettata trade dai Boston Celtics hanno molto a che vedere coi suoi numeri, ma l’NBA non fa prigionieri. Se già un anno fa c’erano legittimi dubbi sulla possibilità o meno di maxare ITl’estate prossima, ora la questione pare archiviata. Questi dovrà rimettersi di nuovo in gioco con un contratto sostanzioso ma breve.
6) Come diventano i Cavs?
C’è un importante caveat rispetto a quanto di positivo detto al punto #4. Se, come postulato nei mesi precedenti, la conditio sine qua non affinché i Cavs a giugno possano competere con i Golden State Warriors era aggiungere un terzo All Star da affiancare a LeBron e Love, allora l’obiettivo non è stato minimamente centrato. Nessuno dei nuovi quattro innesti può da solo rimpiazzare la qualità e la quantità della produzione persa con la trade di Kyrie Irving. Per di più, fra giocatori in entrata e in uscita, i Cavs hanno mosso ben 10 giocatori, circostanza che induce a pensare che servirà un (ennesimo) periodo di aggiustamento per capire gli effetti di queste trade. Per il momento, il nuovo quintetto titolare non farà il suo debutto che domenica e sarà interessante capire quali saranno i cinque uomini scelti da coach Lue. Ad ogni modo, è possibile che a scendere in campo saranno Hill, JR, LeBron, Nance jr e TT. Una volta che Love sarà tornato e che i nuovi si saranno ambientati, sarà possibile fare proiezioni più precise.
7) Come diventano i Lakers?
Nonostante il mini parziale positivo dei Lakers in questa parte di stagione, gli effetti di questa trade rispetto a quanto accade sul parquet sono secondari. Thomas sarà titolare, ma solo fino al ritorno di Lonzo, a prescindere da quanto sbandierato dal suo agente. A completare il quintetto dovrebbero essere KCP, Ingram, Randle e Lopez. Difficile fare una stima precisa su come questo impatterà in meglio o in peggio le chance di playoff.
8) Cosa implica la trade per la futura free agency dei Lakers?
Esasperando il punto espresso in precedenza, l’interesse del momento dei Lakers è assicurarsi di mettere insieme cinque giocatori in campo e poco più. Dal primo luglio, scadranno i contratti di Lopez, KCP, Frye e Thomas, oltre a Randle che potrebbe essere lasciato libero. Questo lascerebbe i giallo-viola solo con Lonzo, Kuzma e Ingram come unici giocatori del roster o quasi, peraltro tutti e tre con contratti ancora da rookie. I circa $70M di spazio salariale daranno ampi margini di manovra a Magic Johnson di reclutare fino a due top free agent da maxare. Per il 2018 i nomi caldi sono Paul George, DeMarcus Cousins e ovviamente LBJ. Nel 2019 faranno parte dei FA più ambiti Klay Thompson, Kawhi Leonard, Jimmy Butler e Kyrie. Un tale mix di giovani e superstar pare destinato a grandi cose.
9) Questa trade dà qualche indicazione ulteriore sul futuro di LeBron a LA?
Per quanto la dirigenza dei Cavs fosse ampiamente criticabile fino a ieri, quanto messo insieme in questa serie di trade depone in loro favore almeno sotto un aspetto. Presumendo che nessun All Star fosse sul mercato, Altman/Gilber sono riusciti a dare a LeBron una squadra rinnovata per inseguire un altro titolo in Ohio, senza al tempo stesso compromettere il futuro della franchigia. Certo è che involontariamente tali mosse hanno incrementato le possibilità per i Lakers di promettere soldi e un progetto vincente a LeBron già dall’estate prossima.
10) Chi vince la trade?
Un solidissimo pareggio. Esiste uno scenario in cui i Cavs perdono il titolo e come ulteriore beffa vedono il proprio re accasarsi a LA grazie allo spazio salariale creato da loro stessi. Tuttavia, se pure LBJ facesse di nuovo le valigie, la sua perdita sarebbe parzialmente assorbita dalla vittoria di un secondo titolo NBA, circostanza che ora sembra più possibile di prima grazie ai nuovi innesti, specie quelli di provenienza lacustre.
MVProf