Schiavi o paperoni in erba? (Parte 2)
La seconda parte dell’inchiesta analizza pro e contro circa la possibilità di fornire uno stipendio agli studenti-atleti dell’NCAA
Ci eravamo lasciati con una patata bollente in mano. Stabilita la struttura dello sport universitario, bisogna ora provare a rispondere all’annosa questione sulla legittimità o meno della decisione dell’NCAA di porre il veto sui guadagni monetari degli studenti-atleti. Questione tanto grave che perfino l’antitrust è stato chiamato in causa. Partiamo con alcuni pro e contro, per vedere di dar voce ad entrambe le fazioni.
PRO:
Nel 2015 la squadra di football dei Texas A&M Aggies ha generato la cifra record $192.6M in entrate, con un profitto netto superiore agli $83M. Quindi i soldi per pagare gli atleti ci sarebbero eccome, specie considerando che in NBA 24 squadre su 30 hanno avuto entrate inferiori agli Aggies, senza contare che esse danno signori stipendi ai propri atleti: con $4.9M di media annui i giocatori di basket della NBA ricevono lo stipendio più alto di ogni altro sport al mondo.
CONTRO:
Proprio in NBA, nell’ultimoquinquennio, 12 team non solo sono finiti assai lontano dalle cifre di Texas A&M, ma hanno addirittura chiuso in rosso. Tuttavia, essendo gestiti da privati multimilionari, il danno è relativo, se non addirittura solo temporaneo. Ma è soprattutto una faccenda privata. Dall’altra parte della barricata, sempre nel 2015, 22 squadre di college football fra le prime 50 con le entrate più alte non sono riuscite a registrare guadagni netti superiori ai $3M, con 16 squadre finite in pareggio o in rosso. Perciò se è vero che esiste un echelon di squadre con entrate super, è anche vero che la maggioranza delle squadre arriva ad un sostanziale pareggio di bilancio. Dunque, ciò non ammetterebbe in futuro ulteriori uscite corpose come comporterebbe lo stipendiare intere squadre di giocatori. Specie perché si tratta di università in larga parte pubbliche. Per non finire in bancarotta, queste dovrebbero sborsare ingenti assegni per ripianare le perdite, con conseguente impoverimento di risorse destinate ad altri settori. E in molti già sono costretti a farlo…
PRO:
In origine, il bando degli stipendi riguardava anche gli allenatori. Ora per loro le regole sono cambiate. Nel college football il più pagato è Jim Harbaugh dei Michigan Wolverines, che guadagna circa $9M all’anno; prima di lasciare i 49ers, il suo stipendio base era “solo” $5M. Nel college basket, la leggenda dei Duke Blue Devils Mike Krzyzewski è generosamente ricompensato dei suoi sforzi sul parquet con uno stipendio di $9.7M. In media, i coach di football di D-I incassano sui $2M annui, quelli di basket poco più di $1M. Per dare un’idea, Marc Edelman di Forbes ha rivelato che, in 40 stati su 50, l’ufficiale pubblico più pagato è proprio il capo allenatore di una squadra statale di football o basket. Ma cosa farebbero questi ricchi allenatori senza i loro talentuosi giocatori che pure giocano gratis?
CONTRO:
Se pure non si può parlare di immediato corrispettivo monetario, come sportivi gli studenti-atleti hanno la facoltà di praticare il loro hobby in strutture sportive all’avanguardia con allenatori e preparatori qualificati. Peraltro, facendo uso del tutto gratis di trasporti, alloggi, tutor, cibo, libri, materiale sportivo, e biglietti per amici e familiari. Secondo un calcolo di Jeffrey Dorfman di Forbes, la somma annuale di questo pacchetto si aggira fra i $50.000 e i $125.000. Senza contare i benefit di un discreto successo in campus… specie in campo sentimentale.
PRO:
In America è stato teorizzato quel fenomeno noto come il “Flutie Effect.” Nel 1984 un Hail Mary dall’ex quarterback di Boston College Doug Flutie portò gli Eagles alla vittoria in quello che è passato alla storia come il Miracle of Miami. Come immediata conseguenza, il numero di application ricevute da BC si impennò del 30%. Quando il prestigio – e soprattutto i guadagni – delle università sono così legati a doppio filo alle sorti delle proprie squadre sportive, stride ancora di più come i giocatori non abbiano alcun riconoscimento monetario. Per molti addetti ai lavori questo rende i giocatori dei novelli schiavi sfruttati da moderni proprietari terrieri quali sono gli allenatori e i presidenti.
CONTRO:
Ogni volta che la gente si dice inorridita dall’attuale stato delle cose, in realtà tutti pensano agli atleti di punta dei due sport principali. Nessuno si lamenta della mancanza di stipendio per Timmy, capitano della squadra di wrestling di qualche sperduto college del Kentucky. La realtà dei fatti ci impone di dividere gli studenti-atleti in due categorie. Quelli che prediligono la prima parte del simbiotico rapporto hanno la possibilità di frequentare l’università gratis del tutto o in parte, pari ad un valore massimo di $200.000, secondo i calcoli di Bleacher Report. Questi rappresentano la maggioranza bulgara, ossia il 99% dei giocatori di varsity team che non passano al professionismo. Pur dovendo dedicare allo sport una media di 35 ore a settimana a partite e allenamenti, essi possono beneficiare di un’educazione di livello universitario ed essere in rampa di lancio nel mondo del lavoro per la vita dopo il college. L’1% che invece arriva fra i pro potrà incassare da subito assegni mensili a sei o sette cifre, grazie all’ottima preparazione ricevuta da parte di uno staff che spesso e volentieri non ha nulla da invidiare a quelli dei professionisti. Ad esempio, avete dato un’occhiata ai progetti del nuovo centro sportivo dei Clemson Tigers, costato la bellezza di 55 milioni di dollari?
È evidente che essere pro o contro significhi porsi in una posizione assai semplicistica. Ci sono due enormi distinguo da fare, prima di provare a proporre una nostra papabile soluzione. Il primo riguarda la differenza fra programmi atletici che generano entrate e quelli che sono in pareggio o in perdita. Il secondo riguarda il divario fra studenti-atleti maschi e femmine, con solo il 10% dei programmi di D-I in grado di generare un surplus. Il motivo di questa discrepanza è che il football rappresenta il motore trainante della maggioranza delle entrate di tutte le squadre di college. In più, è l’unico sport insieme al basket maschile e femminile a generare entrate. Se riuscite a pensare a metodi innovativi per trasformare in appetibili e redditizi prodotti televisivi le gare di canottaggio o di golf universitario, scrivete una letterina al quartier generale dell’NCAA al seguente indirizzo:
700 W. Washington Street
P.O. Box 6222
Indianapolis, Indiana 46206-6222
Phone: 317-917-6222
Fax: 317-917-6888
Nella terza e ultima puntata aiutiamo l’NCAA a risolvere i suoi problemi. Non mancate!
MVProf