Qualcosa bolle in pentola in New England…

…e non è clam chowdah

Pentagono. Cremlino. Lo spogliatoio dei New England Patriots. Per anni, questi sono stati i luoghi più blindati e imperscrutabili del pianeta. Nelle ultime settimane, tuttavia, dai corridoi del Gillette Stadium c’è stata una fuga di notizie tale da fare concorrenza a WikiLeaks. Sarebbe forse eccessivo attribuire alla concomitanza di questi eventi un peso specifico determinante al punto da essere costata alla franchigia la vittoria del sesto Super Bowl della loro storia. Ma se ci fidiamo della massima di Agatha Christie sui tre indizi che fanno una prova, allora è possibile che non tutto sia frutto del caso e che la loro progressione improvvisa abbia creato una finestra poco incoraggiante sul futuro dei Patriots. Prima di trattare i casi in esame, è giusto iniziare con l’antefatto. Dopo la vittoria del Super Bowl LI, la scelta della società per la stagione 2017-18 è stata quella di non giocare conservativo, ma anzi raddoppiare i propri sforzi e le proprie risorse. Sacrificando asset futuri, i Pats hanno aggiunto giocatori importanti via trade e free agency. Caricati a pallettoni, i Patriots si erano così candidati a favoriti d’obbligo al repeat.

Non tutti però remavano nella stessa direzione. Il primo a dare una picconata alla cortina che cinge il Gillette Stadium è stato Seth Wickersham. Nel suo dettagliato reportage per ESPN, Wickersham esplorava in dettaglio una radicata controversia all’interno del triumvirato composto da Robert Kraft, Bill Belichick e Tom Brady – rispettivamente proprietario, allenatore e quarterback dei Patriots. Il 3 agosto Brady aveva festeggiato i 40 anni, età che viene da sempre considerata equivalente alla data di scadenza sull’etichetta di qualunque QB. Certo, grandi del passato come Warren Moon e Brett Favre avevano resistito oltre le soglie degli “anta,” ma con risultati modesti e una tenuta fisica spesso problematica. Alla luce di ciò, Belichick sarebbe stato incline a procedere verso una lenta ma progressiva transizione per il passaggio di testimone da Brady a Jimmy Garoppolo, il suo giovane e promettente backup. E questo a prescindere dalla volontà espressa Risultati immagini per bill belichick garoppolodi Brady di giocare ancora diverse stagioni, fino alla metà dei 40. Dalla stanza dei bottoni è però arrivato il veto presidenziale di Mister Kraft, decisione basata sul merito ma che ha certo anche una componente sentimentale.

Infatti, per molti Kraft è quasi un secondo padre per il figlioccio Brady. Tale decisione avrebbe di fatto messo all’angolo Belichick, destinatario dell’inderogabile mandato di liberarsi via trade ad ottobre del delfino Garoppolo e continuare a cavalcare il destriero col #12. ‘Obbedisco,’ non poteva che essere la risposta garibaldina di un Belichick “furioso e demoralizzato”, stando al virgolettato del pezzo di Wickersham. A cavallo della trade deadline, Jimmy GQ finisce così ai San Francisco 49ers, scambiato per una seconda scelta. Per il suo potenziale, una contropartita che equivale a poco più di due tozzi di pane e una lattina di Coca sgasata, in quella che è stata una mossa letta da alcuni come una ripicca di Belichick verso la sua stessa squadra. Se nella Baia la stagione di Garoppolo è decollata, a sua volta Brady è apparso rinvigorito dalla decisione di Kraft, tanto dal concludere la stagione con la conquista del premio di MVP – il più vecchio vincitore di sempre. Un traguardo impensabile per tutti i suoi coetanei a cui viene il fiatone dopo due rampe di scale o che si stirano al primo allungo sulla fascia a calcetto. Il segreto di tale longevità ha un nome e un cognome: Alex Guerrero. Ed è proprio lui la seconda causa di discordia fra le parti.

Nel corso dell’ultimo decennio, Guerrero ha lavorato fianco a fianco con Brady come suo personal trainer e body coach. Col tempo, il rapporto fra i due si è fatto stretto a tal punto che Brady ha reso Guerrero padrino di uno dei suoi figli, eleggendolo così a tutti gli effetti a uno dei pochissimi prescelti con accesso pressoché totale alla sfera privata del notoriamente schivo Brady. A livello professionale, la collaborazione fra i due ha portato alla luce il TB12 Method, definito uno “stile di vita olistico” atto a preservare nel tempo il fisico di chi ne abbraccia la filosofia. La diffusione di tale metodo al mondo intero è ciò che Brady ha identificato come la sua eredità potenzialmente più duratura. Questa ha dato vita non solo al sito internet e al libro da poco pubblicato, ma anche al TB12 Sports Therapy Center, sancta sanctorum della medicina sportiva edificato al 240 di Patriot Place, sostanzialmente dietro l’angolo rispetto al Gillette Stadium. Alla vicinanza geografica fra Belichick e Guerrero non era però bodycoach_e1ca4f25-aaf1-45b2-96dc-22507c305be9.jpgcorrisposta una vicinanza di opinioni. Con gli anni e contro il parere di Belichick, sempre più giocatori dei Patriots si erano rivolti a Guerrero benché egli non fosse membro dello staff medico ufficiale.

A favorire la spaccatura dello spogliatoio, avrebbero contribuito alcuni consigli dati da Guerrero ai giocatori di New England e che andavano in direzione contraria da quanto prescritto dallo staff medico. Un bizzarro incidente coinvolse non a caso il giù citato Garoppolo. Alla ricerca di riabilitazione dopo un infortunio alla spalla, all’ora dell’appuntamento Jimmy G trovò le porte del TB12 Sports Therapy Center sbarrate e il telefono che suonava a vuoto. Un caso fortuito, un malinteso forse. Eppure sarebbe così assurdo pensare ad una piccola ripicca, del tutto passiva-aggressiva, da parte del braccio destro di Brady nel negare un trattamento al principale aspirante al trono dei Patriots? Per Belichick era giunto il momento inderogabile di tracciare una linea definita e ristabilire le gerarchie di potere all’interno del team. E così nel dicembre 2017, dopo averne progressivamente limitato i poteri e le credenziali, Belichick ha bandito Guerrero dalle strutture dei Patriots e ne ha revocato l’accesso all’area della panchina durante le partite. Per il vate incappucciato, deve essersi trattato anche di una piccola rivincita: Brady manda via uno dei miei protetti (Garoppolo) e io mando via uno dei suoi (Guerrero).

Pari e patta? Mica tanto. Come diceva il leggendario coach Lombardi, “a tie is like kissing your sister.” A questo punto siamo solo al secondo dei tre indizi, ma già pare legittimo formulare un’ipotesi ragionata. Questo testa e testa fra Belichick e Brady potrebbe aver sconvolto quel delicato equilibrio di potere pluridecennale fra due maschi alfa ora affatto intenzionati a fare mea culpa e tornare sui propri passi. Non è una novità che da quasi un ventennio si discuta in qualsiasi talk show o barbiere di periferia su chi dei due abbia i meriti maggiori nei successi dei Patriots. Belichick ha dalla sua l’aver portato avanti una filosofia di gioco longeva e versatile che si affida ai suoi principi prima ancora che ai suoi interpreti. Da parte sua, Brady ha tramutato una chiamata al #199 del draft nello status ormai certificato di GOAT grazie ad un’infinita serie di record personali. Giudicare Belichick e Brady separatamente all’interno di una collaborazione lunga 18 anni è pressoché impossibile. Ma il dubbio, del tutto mediatico in origine, pare essere entrato sotto pelle a entrambi, ora intenti a dimostrare che i meriti non sono proprio fifty-fifty. Fosse anche solo 51-49. Ma a chi assegnare il punto extra?

La risposa potrebbe aver fatto la sua comparsa all’interno del terzo e ultimo punto all’ordine del giorno. Contrariamente ai pronostici, i Pats non sono usciti vittoriosi dal Super Bowl LII, ma i dettagli della sconfitta sono quasi più Risultati immagini per bill belichick hoodieinteressanti del risultato in sé. Brady è stato il primo a mettere a segno 32 punti e 4 TD in una sconfitta al Super Bowl e le 505 yard lanciate sono un record assoluto per la competizione. La grande esibizione dell’attacco è però stata contrapposta alle gravi mancanze della difesa di Belichick. E non solo nei numeri. Dopo quasi un mese, fa ancora discutere la misteriosa esclusione dell’ultimo minuto di Malcolm Butler da parte di coach Belichick. Perché mai un allenatore accusato per anni di ricorrere a mezzi ben oltre la soglia del lecito per vincere avrebbe rinunciato ad uno dei pezzi chiave di una già zoppicante difesa? L’unica spiegazione è che Belichick volesse una volta in più mettere il suo marchio su una scelta. Il risultato non è stato dei migliori.

Ecco allora che le tessere del puzzle cominciano a dare un’immagine difficile da ignorare. Se prima di allora Belichick pareva aver messo in piedi un sistema collaudato pronto a restare in piedi anche dopo il suo ritiro, ora l’impressione è che questi volesse andarsene con il botto. Via Garoppolo, via Butler, via gli assistenti Patricia e McDaniels (almeno nei piani iniziali) e, per mettere il punto esclamativo, niente premio di Patriot of the Week a Brady per tutto l’anno. Scelta quantomeno curiosa nei confronti dell’MVP dell’intera lega. Un po’ come Joker che cammina con passo claudicante dall’esplosione dell’ospedale di Gotham senza voltarsi indietro ne Il Cavaliere Oscuro, molti hanno avuto l’impressione che Belichick stesse facendo terra bruciata attorno ai Patriots prima del suo stesso addio in grande stile. Nel calderone dei Patriots qualcosa di grosso sta certamente bollendo. Le temperature sono vulcaniche e il forte gusto piccante è dato da questo scontro di ego colossali. In questo gioco di potere, gli obiettivi dei singoli potrebbero presto far sì che ad avere la peggio sia la franchigia stessa. E, paradossalmente, per cercare gli artefici di tale sfacelo non serve guardare al di là delle decisioni prese dal triumvirato composto da Kraft, Belichick e Brady.

MVProf

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