Post LeBron

L’addio di LeBron per LA lascia un enorme vuoto di potere ad est

Controllo. Dominio. Tirannia. Qualunque definizione gli si voglia dare, i 15 anni di LeBron James nella Eastern Conference hanno lasciato briciole alla competizione. Più volte Bulls (2011 e 2013), Pacers (2012, 2013, 2014, 2017 e 2018), Hawks (2015 e 2016) e Raptors (2016, 2017 e 2018) avevano messo insieme collettivi con ambizioni di titolo, ma sistematicamente hanno visto la propria corsa ai playoff interrotta dalle squadre di King James. In quello stesso lasso di tempo LeBron ha raggiunto 9 finali, di cui 8 consecutive equamente elargite a Miami Heat e Cleveland Cavaliers. Da inizio mese, tuttavia, LBJ ha spostato il proprio domicilio sulla costa opposta ed è diventato il nuovo membro dei Los Angeles Lakers. La decisione del re impoverisce di talento una Eastern Conference che da ormai un decennio paga dazio a una Western Conference dominante. Molte statistiche supportano questa tesi. In primis, il fatto che 7 delle ultime 10 vincitrici di un titolo NBA siano squadre dell’ovest, col solo LeBron a inframmezzare il trend. A livello di singoli giocatori i dati sono ancora più allarmanti. Prendiamo in esame i giocatori ancora in attività ad essere stati selezionati almeno una volta nel First Team All NBA, scelta basata su fattori squisitamente cestistici.

L’ovest domina con 11 selezioni, mentre l’est è stato rappresentato da 2 giocatori ora finiti ad ovest (Rose e LBJ) e 3 ormai da considerarsi alla soglia del pensionamento (Noah, Howard e Wade). Prima del Prescelto, anche altre stelle NBA avevano compiuto il salto dalla destra alla sinistra del Mississippi, depauperando ulteriormente l’est. Dei 57 All Star selezionati titolari o riserve di almeno un All Star Game negli ultimi sei anni, 19 hanno cambiato conference. A finire a ovest sono stati nomi di primissimo piano come appunto LeBron, Paul George, Jimmy Butler, Rajon Rondo, Paul Millsap, Jrue Holiday e Carmelo Anthony – quest’ultimo ora alla ricerca di una squadra. Fra asg.jpgquelli che hanno fatto il viaggio opposto, solo Blake Griffin, Kevin Love e Gordon Hayward conservano tuttora un ruolo di rilevanza nelle loro nuove squadre.

Si possono quindi trarre due considerazioni irrefutabili. Da una parte, la fuga di talenti verso ovest ha progressivamente eroso il patrimonio cestistico della Eastern Conference e livellato verso il basso la qualità della competizione. Dall’altro, il trasferimento di LeBron ha lasciato un vuoto di potere tale da rendere difficile individuare con assoluta certezza quali squadre e quali giocatori potranno fin da subito ergersi sui rivali. Basandoci sui miglioramenti delle ultime stagioni, Celtics e Sixers posseggono un intrigante mix di gioventù e talento per porsi come prime alternative di qualità. Dietro di loro, i Raptors feriti nell’orgoglio dovranno scegliere se continuare sulla stessa strada o operare un rebuilding sostanziale. Wizards, Bucks e Pacers non dovrebbero essere colpite più di tanto dalle nuove gerarchie, pur mantenendo tutti i tratti richiesti per centrare i playoff senza troppi patemi.

Fra le squadre in bolla, Heat, Pistons e Hornets sono rimaste identiche. Dal basso può partire la (lenta) risalita dei decaduti Knicks e Bulls, dove però la scarsa fiducia nei rispettivi management suggerisce cautela. Per Nets, Magic, Hawks si prevedono tempi bui a oltranza ed è tutto da decifrare il destino della Cleveland post-LeBron. Andiamo infine ad analizzare i singoli giocatori rimasti ad est. Allo stato attuale delle cose, Giannis Antetokounmpo, Joel Embiid e Kyrie Irving sono tre solide scelte come i migliori della rinnovata conference, ma nessuno di loro è – per ora – un chiaro alpha dog. Fra i veterani, John Wall e DeMar DeRozan restano giocatori di livello, ma difficilmente potranno migliorare ulteriormente. Kristaps Porzingis, Victor Oladipo e Ben Simmons sono tre giovani interessanti la cui longevità – specie dal lato fisico – resta però un punto di domanda. C’è solo un problema. Tutti loro insieme totalizzano 8 serie di playoff vinte su 24 giocate, 0 First Team All NBA, 0 Finals e 0 anelli (escludendo il record di Kyrie con LeBron). Su queste premesse poco edificanti, a ottobre comincerà la Eastern Conference 2.0. Ora che lo sceriffo LeBron ha lasciato la città, l’incertezza totale creatasi renderà la conference un vero saloon da tutti contro tutti senza esclusione di colpi.

MVProf

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