Provarci per Jennifer
CJ McCollum e soci hanno trasformato una provocazione in motivazione
Mai visto un secondo turno così! Poche ore prima che Kawhi Leonard strappasse il cuore dal petto dei Philadelphia 76ers, un’altra semifinale punto a punto era stata decisa solo negli ultimissimi istanti di gara. Parliamo ovviamente di Gara 7 della spettacolare serie fra Denver Nuggets e Portland Trail Blazers, con questi ultimi in grado di trionfare in larga parte grazie alla magistrale interpretazione di CJ McCollum. Dopo tre quarti da protagonista, nel 4° quarto CJ si è preso il proscenio con due giocate fondamentali sui due lati del campo. Prima ha stoppato Jamal Murray con una chase down di lebroniana fattura e poi con 11.4″ alla fine ha scavato il solco decisivo con un jordanesco jumper in step back. Con un Damian Lillard fuori fase, McCollum ha così coronato una serie di cui è stato l’indiscusso MVP. Prima dei 37 punti e 9 rimbalzi di domenica sera, ne aveva messi a referto 30 nell’altrettanto fondamentale Gara 6 e addirittura 41 in 60 minuti di gioco nell’interminabile Gara 3 da 4OT.
Tali prestazioni tanto sopraffine hanno fatto realizzare a molti appassionati l’eccellenza del giocatore, ma per i più attenti CJ aveva già un posto di primo piano nelle gerarchie NBA. Dopo James Harden e Klay Thompson, il giocatore dei Blazers è un candidato assolutamente credibile per la medaglia di bronzo sul podio delle migliori guardie NBA. Ciò che lo separa da molti colleghi è l’appartenenza a quella ristretta brigata di giocatori in grado di esaltarsi quando la pressione è più forte. Già in partenza, non si diventa per caso il primo e unico giocatore NBA draftato dalla misconosciuta Lehigh University, college alle porte di Betlemme (Pennsylvania, non Palestina). Anche dopo 6 stagioni nella lega e un premio di Most Improved Player alle spalle, CJ non si sente ancora arrivato e anzi vuole dimostrare il suo valore ogni sera. Domenica lo ha provato una volta in più, facendo aperta richiesta a coach Stotts di affidargli il possesso decisivo e mandandolo a bersaglio. E soprattutto rispondendo coi fatti a Jennifer.
Lo scorso agosto @ChocDelight1980, delizioso nome utente di Jennifer Williams, era entrato nella Hall of Fame di NBA Twitter per via di un memorabile scambio di tweet proprio con McCollum. La guardia, che in quel momento cavalcava insieme al team la poco invidiabile striscia di 10 sconfitte consecutive ai playoff, aveva dichiarato a theScore la propria condanna verso la sfrenata rincorsa all’anello di alcuni free agent. L’affermazione non era stata gradita dalla signora Jennifer, che aveva quindi invitato il giocatore a vincere anche solo una singola partita di playoff prima di aprire bocca. La risposta di CJ è quello che si definisce un classico immediato: “Im trying Jennifer.”
Dopo pochi minuti, la frase era già divenuta una sorta di mantra non ufficiale dei fan dei Trail Blazers e dello stesso CJ. Tale motto verrà ora messo alla prova all’estremo. Ad attendere Portland alle WCF ci saranno infatti i Golden State Warriors, peraltro la squadra del cuore di Jennifer. La serie proporrà diversi spunti interessanti, come l’ultima visita di Lillard nella nativa Oakland, il derby dei fratelli Curry e le gesta eroiche di un Enes Kanter senza cibo, senza acqua, senza patria e pure senza spalla. Contro i Dubs ai playoff, Portland è 1-8 nell’era Splash Brothers, statistica non molto incoraggiante per chi arriva alla prima palla a due da netta sfavorita. Ciò che è certo è che CJ ci proverà lo stesso. Per Lehigh, per Portland e anche per Jennifer.
MVProf