Pensione a due stelle
Wade e Manu dovranno decidere se continuare col basket oppure ritirarsi
Con domenica sono arrivati gli ultimi risultati di questo primo, esaltante turno di playoff NBA. Tuttavia, due verdetti erano già stati emessi da diversi giorni. In seguito alla sconfitta delle rispettive squadre, Manu Ginobili e Dwyane Wade hanno dovuto salutare anticipatamente la competizione e la rincorsa ad un nuovo (pur improbabile) titolo NBA. La stagione dei San Antonio Spurs di Ginobili è stata contraddistinta da un percorso ad ostacoli davvero intenso e snervante, e che ha di certo avuto un impatto determinante sul suo esito finale. Stando a quanto riportato dallo stesso coach Popovic, a inizio anno LaMarcus Aldridge avrebbe chiesto una trade per lasciare l’Alamo poiché scontento e sfiduciato. A fine anno, invece, la morte della moglie di Pop ha toccato nel profondo la squadra proprio durante la fase delicata dei playoff. In mezzo, e per l’intera durata della stagione, hanno soprattutto tenuto banco le vicende del desaparecido Kawhi Leonard – la principale storyline dell’intera NBA. L’MVP delle Finals 2014 era rientrato da un infortunio a stagione inoltrata, ma è poi finito fuori a tempo indeterminato dopo sole nove partite giocate.
Ed è per questo che ora più che mai la sua leadership è stata insostituibile. Alla 16° stagione in NBA, l’argentino ha messo insieme un’annata di tutto rispetto, tanto nei numeri quanto nello spogliatoio. Nella serie contro i Golden State Warriors, poi, è stato il protagonista assoluto di Gara 4, chiusa con 16 punti e i canestri decisivi nel 4° quarto. Vittoria inutile nelle dinamiche della serie (persa in un gentleman’s sweep), ma utile ad ergere lui e Tony Parker al rango di duo più vincente di sempre ai playoff, 132 vittorie. Il nativo di Bahía Blanca compierà 41 anni a luglio e per allora è probabile che starà ancora meditando le sue opzioni per il futuro. Di certo c’è che sarà comunque sotto contratto con gli speroni per $2.5M “simbolici.” Se tornerà, non sarà certo per il denaro, ma per continuare a vincere. Sembra ormai una vita che si parla di una sua last ride, un’ultima cavalcata per il titolo. Ed ogni volta, anno dopo anno, Manu ha timbrato il cartellino, in un eterno ritorno cui nemmeno Nietzsche avrebbe creduto.
Dall’altra parte degli Stati Uniti, è lecito pensare che Dwyane Wade stia meditando i medesimi pensieri dalla veranda della sua reggia di Miami. Per Wade però, si tratta della prima volta in carriera in cui si è accesa la spia del ritiro sul suo cruscotto mentale. Non si tratta però di un fulmine a ciel sereno: Wade gioca ormai da anni con restrizioni relative al suo minutaggio per via di un corpo che – ginocchia in primis – è stato sottoposto ad una vita vissuta fra voli ad alta quota e atterraggi duri. Dopo la parentesi negativa con i Chicago Bulls, Wade aveva accettato il buyout dai Bulls per riunirsi con l’amico LeBron James per la stagione 2017-18. Tuttavia, il suo ruolo ai Cleveland Cavaliers non ha mai raggiunto le aspettative della vigilia. Anche per questo motivo, a febbraio si è materializzato il suo clamoroso ritorno a South Beach con i Miami Heat. Non poteva essere altrimenti: tutto doveva finire dove tutto era iniziato. Con addosso la meravigliosa divisa “Vice” degli Heat, Wade ha ritrovato parte dello smalto che sembrava perso.
Come Ginobili, anche Wade ha avuto una partita di playoff vissuta da protagonista. In Gara 2 contro i Philadelphia 76ers, ha dominato la partita totalizzando 28 punti con 11 su 17 dal campo. A 36 anni, per la prima volta in carriera Wade ha vissuto quasi tutta la stagione uscendo dalla panchina, ma non è detto che il ruolo di sesto uomo di lusso ne prolunghi la carriera. Sebbene sia difficile immaginarlo lasciare (di nuovo) Miami, è anche da considerare che Wade da giugno sarà di nuovo free agent e il backcourt di Miami è “intasato” da guardie – Tyler Johnson, Wayne Ellington, Josh Richardson e Rodney McGruder, senza contare il ritorno di Dion Waiters dal lungo infortunio. Tuttavia, non stupitevi se anche l’anno prossimo ritroverete nuovamente Ginobili e Wade nei campi di tutt’America, così come per altri “vecchietti” come Dirk Nowitzki (39 anni), Jason Terry (40) e Vince Carter (40). Quando per tutti loro arriverà il momento di alzare bandiera bianca, la loro leggenda continuerà a vivere nella mente di tutti i fan, nonché all’interno della Basketball Hall of Fame.
MVProf