Manu Ginobili: le incredibili statistiche di un giocatore oltre le statistiche
L’argentino ex Reggio Calabria e Virtus Bologna è stato un giocatore ben oltre i numeri, ma le sue ottime statistiche non vanno dimenticate
L’annuncio del proprio ritiro da parte di Manu Ginobili ha monopolizzato l’attenzione del mondo del basket negli ultimi due giorni. La sua è stata una carriera fatta di giocate spettacolari, tiri decisivi, ma soprattutto tanto cuore e agonismo. Per questa ragione, non si può certo dire che il 41enne argentino sia un giocatore valutabile solo attraverso le sue statistiche. Da un lato, il suo sprezzante stile di gioco e la leadership saranno per sempre ricordate dai fans, dai compagni e anche dagli avversari, tra i quali è sempre stato uno dei giocatori più rispettati e apprezzati. Dall’altro, le sue cifre (13.3 punti, 3.5 rimbalzi e 3.8 assist per partita) non rimarranno nell’olimpo della pallacanestro NBA.
Bisogna però sempre ricordare che Ginobili è stato, per gran parte della sua carriera, sesto uomo in una delle migliori 4-5 squadre della lega. Ai San Antonio Spurs l’argentino ha quindi sì conquistato 4 anelli NBA, ma con 2 partecipazioni all’All Star Game e 2 selezioni nel terzo quintetto All NBA non ha raccolto i riconoscimenti personali che sarebbero stati alla sua portata. Il mondo delle statistiche è però pieno di risorse e un’attenta ricerca permette di trovare quei numeri che rendono giustizia alla grandezza di un giocatore che mai e poi mai ha giocato e verrà ricordato per le sue cifre.
WIN SHARES
Nonostante si tratti di una statistica poco utilizzata dagli analisti in europa, le Win Shares (WS) definiscono al meglio il peso di un giocatore sulle vittorie di squadra. Le WS vengono calcolate tramite il rating offensivo e difensivo, sostanzialmente attribuendo una parte del numero di vittorie stagionali di una squadra al singolo giocatore. Ad esempio nel 2017 James Harden, migliore della categoria, ha fatto registrare 15.37 WS. Secondo la statistica, oltre 15 delle 65 vittorie stagionali degli Houston Rockets sono state garantite dalla presenza del “barba”.
Ebbene, per quanto riguarda San Antonio solo in due occasioni tra 1999 e 2011 il maggior numero di WS non è stato fatto registrare da Tim Duncan (7° nella classifica all time della statistica con 206.38). Nel 2007/08 e 2010/11 infatti a guidare gli Spurs con 11.1 e 9.9 WS stagionali è stato proprio Manu Ginobili. Non male per uno non certo entrato nella lega con una prima scelta assoluta!
BOX PLUS/MINUS
Il Box Plus/Minus (BPM) è una statistica avanzata non molto conosciuta che nasce dal più noto Plus/Minus, ma che confronta il dato del singolo giocatore con la media di tutta la lega. Il BPM, calcolato per tutti su 100 possessi, non tiene conto del minutaggio giocato, ma permette di confrontare rispetto alla media di tutti gli altri giocatori l’impatto sulla partita di un singolo.
Nella classifica di sempre del BPM (tra i giocatori con almeno 5000 minuti in NBA) guidata da LeBron James, Manu Ginobili è 21° con +4.9, stesso dato di Hakeem Olajuwon, appena sopra al +4.8 di Dwayne Wade e appena sotto al +5.0 di Shaquille O’Neal. Se non bastasse, l’argentino sale fino alla terza posizione se si limita la ricerca ai giocatori con meno di 400 partenze da titolare: meglio di lui solo Nikola Jokic (+6.9) e Kawhi Leonard (+6.3), che sono però destinati a uscire da questa classifica nei prossimi anni.
TITOLI
Se le precedenti due statistiche non vi hanno impressionato ci ha pensato lo stesso Manu a ricordarvi una data. L’annuncio del ritiro arrivato il 27 Agosto è infatti un appunto sul calendario che ci fa tornare alla memoria a 14 anni prima. Il 27 agosto 2004 ad Atene la nazionale Argentina riscriveva la storia della pallacanestro, eliminando nella semifinale del torneo olimpico gli Stati Uniti per 89-81. Quel giorno Ginobili scriveva 29 sul referto (29 su 89 è un terzo dei punti della squadra, ovvero più o meno come un 40 di LeBron James sui 120 di Cleveland!), con 9/13 dal campo, 4/6 da 3 e un clamoroso gioco da 4 punti per chiudere la partita. Il giorno dopo, con Manu a quota 16 punti, 6 rimbalzi e 6 assist, la celeste alzava al cielo la medaglia d’oro battendo (ahi noi!) l’Italia. Tale impresa ha reso Ginobili il secondo giocatore della storia a vincere Eurolega (con la Virtus Bologna nel 2001), anello NBA (nel 2003, ma poi anche 2005, 2007 e 2014) e oro olimpico. Come lui solo la leggenda dei New York Knick e Hall of Famer NBA Bill Bradley, anch’egli tra l’altro campione d’europa con una squadra italiana, l’Olimpia Milano del 65/66.
È evidente come Manu Ginobili verrà per sempre ricordato per la grinta, per la professionalità e per le giocate trascinanti. Tuttavia, è giusto mettere in luce anche le sue cifre, che in fondo vanno a dimostrare una volta in più le qualità di un ragazzo capace di migliorarsi costantemente e convincere anche i più scettici. La sua carriera lo porterà con certezza a un’introduzione nella Hall of Fame, ma soprattutto lo fissa tra le più grandi icone della pallacanestro moderna.
Come ci ha ricordato poco prima del ritiro con un emozionante tweet, era sbarcato a Reggio Calabria 20 anni fa come un “ragazzino flaquito (magrolino) con un naso prominente” carico di sogni. Con la sua passione è arrivato a diventare il giocatore considerato dallo staff degli Spurs l’MVP morale delle finali 2005, decise da una sua tripla in Gara 7. Ma soprattutto dalla sua caparbietà nel continuare a buttarsi al ferro in mezzo alla tonnara della coppia Wallace.
Grazie Manu, MVP dei due mondi… e dei nostri cuori!
bolla33