Se LaMelo non cade lontano dall’albero
Il giovane Ball e tre storie di enormi sprechi di talento
Non capita spesso che le storie di NCAA facciano breccia fra tutti i media prima della March Madness, ancora meno che lo facciano storie di High School. Eppure negli ultimi tempi le vicende dei Ball stanno travolgendo gli USA come una vera e propria palla da demolizione. Ci riferiamo al vulcanico LaVar Ball e ai suoi tre figli, Lonzo, LiAngelo e LaMelo Ball, rispettivamente classe ’97, ’98 e ’01. Questi ultimi due indossano ad oggi la canotta di Chino Hills High School, fino all’anno passato condivisa col fratello maggiore Lonzo, ora al college. Lo scorso anno, i tre fratelli centrarono l’impresa di una stagione da imbattuti (35-0), culminata con la trionfale vittoria del titolo statale. Un’impresa a suo modo impressionante, ma pur sempre ben lontana dalle 71 W consecutive inanellate negli anni ’60 dalla Power Memorial Academy di Lew Alcindor/Kareem Abdul-Jabbar.
Dopo la vittoria, Lonzo ha iniziato la carriera di college con gli UCLA Bruins, dove pare abbiano già dato il loro commitment anche LiAngelo e LaMelo – ma dove, realisticamente, non giocheranno mai tutti e tre assieme. La magia, però, pare non abbia ancora abbandonato gli Huskies, poiché non più tardi del 7 febbraio LaMelo ha fatto risuonare il suo nome nel mondo per la sua partita da 92 punti (sì, novantadue!). La performance ha ovviamente attirato le attenzioni di diversi media locali e nazionali. Quando si parla di una quantità esagerata di punti, il pensiero collettivo va Wilt Chamberlain e la leggendaria partita NBA in cui segnò 100 punti nel 1962. Tuttavia, ben più settario è il ricordo dei 100 punti di Tigran Grigoryan, il detentore di ogni epoca per record di punti segnati in una partita di liceo nello stato della California. Per soli nove punti, LaMelo non è riuscito a strapparne la prestigiosa corona. Ma avrà tempo di riprovarci.
Prima di sminuire l’impresa, va fatta una premessa. Mettere a referto cento punti è difficile a qualunque livello, anche nel campetto sotto casa senza retine e col cemento iper-abrasivo che in estate rilascia fumi che nemmeno l’Ilva. Tigran vi riuscì nel non troppo lontano 2003 con la maglia di Mesrobian nella partita contro l’L.A. Pacific Christian. Con un biglietto da visita del genere, come mai gli archivi NBA non portano traccia di Grigoryan? A questo quesito forse nemmeno lui può rispondere. Incapace di procurarsi una borsa di studio per continuare a giocare a livello collegiale, si è laureato a Cal State e lavora oggi come agente immobiliare. E ovviamente nessuno dei suoi colleghi gli dà il ben che minimo credito quando Tigran racconta del suo passato di superstar liceale. Una vicenda umana che ha dell’incredibile, ma che non è del tutto unica.
Si tratta di ciò che in inglese viene detto cautionary tale, ovvero una storia raccontata ai più piccoli per metterli in guardia e fargli trarre una preziosa lezione: il talento, per quanto grande, va coltivato nel tempo col duro lavoro. Se il primo esempio non fosse sufficiente, eccone un secondo sui sensazionalismi troppo precoci. Forse ricorderete la “Jimmermania,” la frenesia generata da Jimmer Fredette, point guard di BYU che tirava da tre da quasi nove metri con invidiabile precisione. Scelto alla #10 dai Sacramento Kings, la favola di Jimmer si è presto spenta, vista la sua enorme difficoltà nell’adattarsi al basket NBA. Incapace di resuscitare la propria carriera nemmeno alle successive fermate di Chicago, New Orleans e New York, è stato costretto a emigrare in Cina.
Lo scettro della Chinese League resta saldamente nelle sapienti mani dell’imperatore dragone Stephon Marbury. Già omaggiato a Pechino con statua, francobolli e museo dedicato alle sue gesta in estremo oriente, Starbury fu costretto a emigrare in Cina nel 2010 dopo che le porte dell’NBA gli erano state chiuse in faccia. Senza dubbio, il suo merito è stato quello di trasformare un esilio in un’opportunità. E dire che da teenager ai tempi di Lincoln High pareva dovesse conquistare l’intera lega (quella americana, però) in un batter d’occhio. LaMelo è sulla strada giusta per rappresentare una nuova generazione di talenti NBA, ma non deve dimenticare di tutti quelli che prima di lui hanno sognato a occhi aperti, ma si sono poi ritrovati in un incubo.
MVProf