Il piano segreto della Banana Boat
I Cavs sono un cantiere aperto senza direzione: eppure, forse la possibilità di riunire gli amici della Banana Boat può essere la chiave di lettura di questo apparente immobilismo
Se qualcuno ha capito cosa sta succedendo ai Cleveland Cavaliers, faccia un fischio. Dei migliori 25 giocatori disponibili sul mercato dei free agent secondo Sports Illustrated, solo 3 sono ancora disponibili e nessuno di loro pare minimamente vicino ai Cavs. Per la verità, ora come ora nessuno pare esserlo – nemmeno quelli che ai Cavs sono già. Il primo segnale di guardia, infatti, parte dall’interno. Per la prima volta da diversi anni a questa parte, LeBron James non sta cercando di reclutare free agent per giocare nella sua squadra. Nel 2009 LBJ portò Shaq a Cleveland, mentre l’anno dopo ai Miami Heat reclutò (insieme a Pat Riley, che con lui formava un discreto duo in sala reclutamento) pezzi chiave del roster come Shane Battier, Mike Miller e Ray Allen. Di ritorno a Cleveland, orchestrò la trade Wiggins/Love e da dietro le quinte spinse quantomeno indirettamente per i rinnovi milionari di Tristan Thompson e JR Smith. Persa col punteggio di 4-1 la quinta finale in carriera, la seconda contro i Golden State Warriors, in molti si aspettavano un mercato roboante da parte dei Cavs. Invece, mentre i Dubs non solo hanno mantenuto tutti i pezzi pregiati del roster, ma ne hanno aggiunti di nuovi, i Cavs ad ora sono rimasti immobili. O quasi. Ad oggi, le mosse ufficiali del mercato estivo della squadra del nordest Ohio sono il rinnovo di Kyle Korver a $22M per 3 anni e gli arrivi dei free agent Jose Calderon e Jeff Green, entrambi per il salario minimo da veterano.
Non che mancassero bersagli appetibili. Per settimane si sono sprecate le voci che davano Paul George vicinissimo ai Cavs, con Love come contropartita da mandare agli Indiana Pacers. Prima ancora, Cleveland sembrava in pole position nella corsa a Jimmy Butler, ma di nuovo non se n’è fatto niente. Come è noto, i due sono poi finiti rispettivamente a OKC e Minnie. Ciò rende il silenzio di LBJ ancora più sospetto. Addirittura secondo alcuni insider sarebbe stato lo stesso LeBron a sconsigliare all’amico Jimmy di fare le valigie e attraversare il Michigan con armi e bagagli.Se le illazioni lasciano il tempo che trovano, alcuni fatti restano scolpiti nella pietra. A monte di tutte queste operazioni sfumate, il 19 giugno è stata diffusa la notizia che il GM dei Cavs David Griffin avrebbe lasciato la squadra. Quello che è certo è che, di nuovo, LBJ non è entrato nella questione ed è solo stato informato a cose fatte. Nonostante il divorzio fosse nell’aria da tempo, il fatto che sia stato reso ufficiale solo il 19 giugno (ovvero appena 3 prima del draft) può aver costituito una battuta d’arresto importante alle trattative per George e Butler, quest’ultimo scambiato proprio la sera del draft. Nonostante per anni LBJ venga ammirato (o preso in giro, dipende sempre dal punto di vista) per essere il GM de facto della sua squadra, ai Cavs un dirigente con questo titolo serve eccome.
Vista così, l’offseason dei Cavs – e ancor di più quella di LeBron – è una Caporetto. Con l’inizio della free agency fissato per il 1 luglio, come minimo si può parlare di incompetenza da parte di una dirigenza che arriva nei momenti topici dell’offseason senza un GM in grado di concludere affari in giro per la lega. Il paradosso è che la Eastern Conference è stata “nerfata” come non mai e Cleveland, pure restando la stessa, rimane testa e spalle sopra tutti quanti. I Cavs possono tranquillamente arrivare al training camp con questo stesso roster e il posto alle finali dalla parte destra del tabellone sarebbe comunque già in tasca. Ma LeBron ha un asso nella manica. Anzi due. Gli stessi Chicago Bulls che hanno scambiato Butler con Minnesota si ritrovano con Dwyane Wade ancora in squadra, dopo che questi ha esercitato la player option da $24M per l’anno prossimo. Un contratto pessimo per la dirigenza Bulls che, dopo aver visto l’arrivo di LaVine nel suo stesso slot di guardia, potrebbe decidere per il buyout del contratto di Wade. Stesso dicasi per Carmelo Anthony. Nonostante l’addio di Phil Jackson sia arrivato (fra mille altri motivi) perché Dolan non voleva che PJ operasse il buyout di ‘Melo, non è da escludere che i New York Knicks alla fine non si trovino comunque costretti a tagliare il giocatore. In questo caso, due dei più grandi amici di LeBron si troverebbero senza squadra e questa circostanza non può passare inosservata. Avete presente quando Jake ed Elwood entrano da Chez Paul per convincere Fabulous a riunirsi coi Blues Brothers? “Vogliamo rimettere insieme la vecchia band.” Ecco, una situazione simile, con LBJ a rimettere insieme la vecchia banda della Banana Boat.
Si tratterebbe di un allineamento cosmico quasi senza precedenti. LeBron, Wade, ‘Melo e Chris Paul hanno spesso affermato di avere il desiderio di provare a vincere un titolo insieme nella seconda parte della loro carriera. Ora tre di loro potrebbero unirsi in quel di Cleveland già da questa estate, mentre a sua volta CP3 potrebbe liberarsi da Houston già dal 2018. In caso di doppio buyout di Wade e ‘Melo, Cleveland potrebbe vedersi cadere in braccio due futuri Hall of Famer senza dover rinunciare a Irving o Love e senza dover nemmeno rompere il salvadanaio, con Bulls e Knicks a pagare l’ingaggio di Wade e Anthony. Assisteremmo così ad un quintetto iniziale di Cleveland con Irving-Wade-Anthony-James-Love, che ora come ora pare dare maggiori chance alla squadra di competere contro i Warriors alle prossime finali NBA. Il piano così descritto dovrebbe accontentare tutti. Bulls e Knicks si liberano di due zavorre che impediscono il rebuilding, Wade e ‘Melo inseguono l’anello a cavallo della Banana Boat e Dan Gilbert non deve rinunciare ad asset futuri né spendere cifre esorbitanti per puntare ancora al titolo. Ma il vero vincitore sarebbe sempre lui, LeBron James. Sul breve periodo, il sovrano assoluto di Akron massimizzerebbe le chance di vittoria di un secondo anello a Cleveland più con Wade e ‘Melo che con uno solo fra Butler e PG13 – fosse anche un’operazione di un anno solo e insaporita dal fattore amicizia. Non sarebbe quindi mancanza di voglia di LeBron di reclutare i nomi fatti finora, ma la tranquillità di chi ha un solido piano B. Vincitore o perdente sul campo, nell’estate del 2018 LBJ sarà comunque free agent e libero di fuggire dalla barca, o dalla banana, che affonda. Come dire, dalla Banana Boat alla Banana Split il passo è breve.
MVProf