Il Pagellone dei Mondiali 2018
Top e flop della Coppa del Mondo FIFA 2018
РОССИЯ – 10
Il voto più alto va di diritto al Paese ospitante e alla macchina organizzativa che ha allestito la Coppa del Mondo nei minimi dettagli. Il successo, specie dopo gli scandali di Sud Africa 2010 e Brasile 2014, è stato a tutto tondo. In primis nella sicurezza ineccepibile, salvo per l’invasione pacifica delle Pussy Riot – ben altra cosa rispetto alle minacce ventilate dall’ISIS alla vigilia. Lo spettacolo poi è stato sopraffino, con un solo 0-0, quattro gare ai supplementari/rigori, eliminazioni eccellenti in ogni fase del torneo e la bellezza di 169 gol segnati (secondo traguardo di ogni epoca). Ottimo il debutto del VAR, puntuale nel fare giustizia su episodi sfuggiti all’arbitro. Benissimo anche la nazionale russa guidata da Aleksandr Golovin, arrivata ai quarti e fermata solo ai tiri di rigore dalla finalista Croazia. Insomma, solo applausi. E non poteva andare diversamente con Putin a sovrintendere il tutto. Sarà mica un caso se l’unico ombrello sul podio della premiazione era riservato allo zar-sciamano.
FRATERNITÉ – 8
Alla nazionale di Deschamps trionfa per certi versi a sorpresa in un’edizione tutto sommato apertissima fino all’ultimo. Ben inteso, la marcia dei galletti è stata tutt’altro che trascendentale. 3 rigori, 3 gol dei difensori e 2 autogol hanno aiutato non poco la Francia a sbarazzarsi di avversari ostici nel corso di tutto il torneo. La partita più bella è stata senza dubbio giocata dai transalpini, quel memorabile 4-3 con l’Argentina ricco di colpi di scena e ribaltamenti improvvisi. Ma non sono solo queste le motivazioni per il voto alto. Tolto Griezmann, i membri più rappresentativi della campagna di Russia erano giocatori di origine africana – ben 14 su 23. Tra loro, vale la pena citare Varane, Umtiti, Kante, Pogba, Matuidi e Mbappé. Non è certo una novità per i bleu. Come scordare giganti del recente passato come Makelele, Gallas, Wiltord, Malouda, Thuram, Henry, Vieira e persino Zidane? In tempi in cui in Europa si discute molto del tema dell’immigrazione, la Francia offre uno spot perfetto su come giocatori con background tanto diversi possano unirsi e trascinare una nazione intera.
BARBONE A CHI? – 7
A chi non piacciono le storie di resilienza e successo? Dall’Iran, luogo fra i meno pronosticabili per cercare racconti di questo tipo, arriva l’incredibile storia di Alireza Beiranvand. Nato da una famiglia nomade, fu ripudiato quando scelse di perseguire la carriera sportiva. Nella vita ha passato diverso tempo a lavorare come pastore, in una fabbrica e in un autolavaggio, passando le notti per strada o in rifugi per senzatetto. Poi la grande chance con il Naft Tehran e la nazionale dell’Iran. Una storia già bella così, che però Beiranvand si è tolto lo sfizio di impreziosire parando un rigore cruciale nientemeno che a Cristiano Ronaldo, che stava viaggiando a 4 goal in 2 partite. Ma Beiranvand aveva deciso che poteva bastare. Il suo Iran nel complesso ha fatto una bellissima figura, chiudendo a un solo punto dal duo Spagna-Portogallo nel difficile Girone A.
PULIZIA – 6
Una delle vicende più curiose di questo Mondiale è stata la cura con cui i giocatori del Giappone pulivano gli spogliatoi al termine delle partite. Persino dopo l’eliminazione agli ottavi contro un Belgio tenuto alle corde fino all’ultimo hanno lasciato tutto splendente, con tanto di foglietto di ringraziamento. Per noi, abituati dalla Terza Categoria fino alla Serie A a porte spaccate, docce immonde e fango (quando va bene) su tutto il pavimento, uno choc culturale. A dare il buon esempio anche i loro tifosi, che insieme a quelli del Senegal hanno pulito addirittura le curve dello stadio. Tipica mentalità degli abitanti della terra del Sol Levante, ligia al dovere anche quando alla disciplina sarebbe lecito lasciare spazio all’istintività.
SPAGHETTI E MEME – 4
Se la Coppa del Mondo doveva essere per Neymar l’occasione per raggiungere l’Olimpo del calcio mondiale e candidarsi a nuovo Pallone d’Oro, la missione è da considerarsi fallita. Le cinque partite disputate da O’Ney sono passate alla storia più come terreno fertile per le prese in giro che per giocate vincenti. Prima di tutto il taglio con cui si era presentato in Russia, un look in stile spaghetti che ha scatenato le prese in giro del web. In primis quelle del sempre sobrio Eric Cantona, che per sbeffeggiare il brasiliano si è letteralmente fatto ritrarre con un piatto di pastasciutta rovesciato in testa. Contro la Costa Rica poi Neymar è restato steso a terra a centrocampo a piangere dopo il fischio finale, di fatto attirando i riflettori su di sé a dispetto della prestazione della squadra nel suo complesso. Fil rouge del suo Mondiale sono però state le simulazioni, i tuffi, le esagerazioni e le grida ad ogni contatto. Anche qui gli sberleffi si sono sprecati. A tal proposito vince KFC, che ha realizzato una divertente pubblicità perculando i rotolamenti di Neymar fra campo, strada e periferia. Al netto di tutto, 2 gol e 3 meme.
BALALAIKA – 3
Mediaset aveva deciso di investire sui Mondiali anche a fronte dell’assenza dell’Italia e da un punto di vista economico ha avuto ragione. Dal punto di vista qualitativo, molto meno, soprattutto in relazione ai programmi di approfondimento in seconda serata. Tiki Taka Russia su Italia 1 diceva la sua, specie per l’anima primariamente votata all’analisi tecnico-tattica delle partite, pur non disprezzando qualche fregnaccia qua e là. Su Canale 5 si era deciso di rompere il salvadanaio e regalare alla rete ammiraglia Balalaika, show condotto da Nicola Savino e Ilary Blasi, più un mix di ospiti fissi e speciali. Lì il calcio era quasi di contorno, fra pizzaioli acrobatici, spogliarelli giapponesi e la misteriosa presenza di Belen Rodriguez, stretta fra un ruolo di conduttrice (che non era) e di opinionista (che stra-certamente non era). Il programma ha raggiunto il suo apice quando alla domanda “Belen, cosa pensi di Di Maria?” la modella argentina ha risposto “No, preferisco non parlare della De Filippi.” Velo, anzi trapunta pietosa.
PAPELONAZO – 1
A qualunque latitudine si trovino, gli argentini riescono sempre a mostrare il peggio del loro modus vivendi. Dalla tribuna d’onore, Diego Armando Maradona ha messo su dei veri e propri show fra esultanze, preghiere, minacce, gestacci e pure un collasso a metà partita. In panchina, il CT Sampaoli era totalmente allo sbando in una realtà come quella albiceleste, fatta di tante primedonne e ben altra bestia da amministrare rispetto al suo Cile tutta garra. Tolta all’attacco la possibilità di inventare, i limiti del resto della squadra sono stati esposti ancora di più, prima di tutto nella mancanza di leadership. In tal senso, in campo le colpe di Leo Messi sono ancora più marcate e vanno ben oltre il rigore parato dal portiere/filmmaker dell’Islanda. La Pulce ha perso forse l’ultimo treno per vincere una Coppa del Mondo, competizione dove detiene due record che dicono tutti. È stato in grado di segnare in tre decadi d’età diverse (18, 26 e 31 anni), ma è ancora a secco di gol nelle fasi ad eliminazione diretta.
ITALIA – N/A
60 milioni di italiani o quasi a gufare la Francia non sono serviti, ma d’altronde non c’era molto altro da fare. Oh, mi raccomando, ora tutti di nuovo a chiedersi se Balotelli sia italiano o no. Sarebbe oltraggioso e addirittura antipatriottico se i francesi ci insegnassero qualcosa di prezioso.
MVProf