Cronaca e analisi del Draft NFL 2018
Tutto quello che c’è da sapere sul primo giro del Draft NFL di quest’anno
Dopo mesi di digiuno forzato da football, è andato in scena ad Arlington, TX il Draft NFL, l’evento che di fatto apre i battenti della stagione 2018. La serata dell’AT&T Stadium si è aperta con la pioggia di fischi riservata al commissioner Roger Goodell, nonostante questi fosse stato “scortato” sul palco da tre leggende dei Dallas Cowboys come Roger Staubach, Troy Aikman e Jason Witten. Dopo il New England, Goodell può tirare una X su Dallas e considerarsi anche lì persona non grata. La prima scelta assoluta non poteva che essere riservata ai Cleveland Browns, reduci da una stagione finita 0-16 e ben dieci anni filati senza una singola stagione vincente. Per tentare di risollevare le sorti della propria infausta storia recente, Cleveland ha deciso di affidarsi a Baker Mayfield, quarterback da Oklahoma. La scelta è da ritenersi abbastanza sorprendente, specie perché per molti esperti Mayfield era il QB con più punti di domanda all’interno di una classe di quarterback profonda e talentuosa.
Dopo 28 QB titolari in 19 anni, Cleveland non può che sperare che il 29° (o forse il 30°, a seconda del ruolo di Tyrod Taylor in Week 1) sia quello decisivo. Di certo, a livello personale Mayfield aggiunge una medaglia non da poco alla sua pur giovane carriera. Iniziata senza il lusso di una borsa di studio, ha poi vinto l’Heisman Trophy nel 2017 ed è ora diventato la prima scelta assoluta. Mai un walk-on aveva raggiunto tanto. Ispirato dal suo eroe Brett Favre (di cui ha ricreato la famosa foto del Draft 1991 – operazione peraltro un po’ corny), ha dalla sua gli ottimi numeri accumulati al college, la comprovata leadership e l’abilità di tenere viva l’azione. Di contro, molti dubbi restano per la sua bassa statura (meno di 6’1″, ovvero circa 185cm) e il suo comportamento sopra le righe – in campo e fuori – che per alcuni rischia di instradarlo verso le disgraziate orme di Johnny Manziel.
Sulla seconda scelta assoluta dei New York Giants si era vociferato di una loro possibile intenzione di fare trade down per il giusto prezzo. I Giants hanno però deciso di scegliere il running back di Penn State Saquon Barkley, uno dei talenti più puri di questo draft. Barkley aveva brillato nei tre anni passati al college e aveva registrato ottimi rilevamenti alla Combine di due mesi fa. Trattasi del terzo RB in altrettanti draft ad essere scelto tra le prime cinque chiamate.Prima di lui Zeke (2016) e Fournette (2017), trend in controtendenza col noto rischio di scegliere un running back così in alto. Allo stesso tempo, scegliere di rinunciare ad un QB indica che la dirigenza ha ancora fiducia in Eli Manning almeno per il prossimo anno, quando ritroverà Odell Beckham jr e potrà contare sulla protezione del lato cieco di Nate Solder. La terza scelta assoluta, in origine di proprietà degli Indianapolis Colts, era stata girata ai New York Jets lo scorso marzo e aveva così posto i Jets in posizione di scegliere subito dopo i rivali cittadini.
Strategia costosa, ma che a posteriori sembra aver ripagato. Infatti, la scelta è ricaduta su Sam Darnold, a lungo considerato la più probabile prima scelta assoluta. A USC Darnold ha dimostrato di avere un ottimo braccio e grande senso di posizione nella tasca. Di contro, va migliorata la protezione dell’ovale, visto il numero preoccupante di intercetti e fumble di cui si è reso protagonista al college. Dovrà anche combattere la cabala. L’ultimo quarterback dei Trojans ad essere scelto nella Top 5 è stato “Mr. Buttfumble” Mark Sanchez, draftato nel 2009 proprio dai Jets. Ora in casa Jets va risolta l’ingorgo creatosi nel ruolo: se per McCown il ruolo di chioccia era già prestabilito, va definita la presenza di Bridgewater, Petty e Hackenberg, tutti e tre a rischio taglio.
La quarta scelta toccava di nuovo ai Browns e con essa è stato scelto Denzel Ward, CB da Ohio State. Ward è stato il più veloce nella Combine col suo 4.32 nelle 40 yard, qualità che controbilancia un fisico sottodimensionato per il ruolo. La scelta di Mayfield e Ward permette già di fare un considerazione e chiedersi se i Browns abbiano estratto il massimo da tale posizione privilegiata al draft. Secondo una scuola di pensiero, i Browns non hanno scelto né il miglior QB (Darnold), né il miglior giocatore offensivo (Barkley) né quello difensivo (Chubb). Solo il tempo sarà giudice imparziale, ma la storia pluridecennale di insuccessi dei Browns proietta un’inevitabile ombra fatta di dubbi e sfiducia. La quinta scelta assoluta che era di proprietà dei Denver Broncos è stata riservata al già citato Bradley Chubb, DE da NC State. Ciò significa un nuovo compagno di merende per Von Miller e la fiducia di Elway a Case Keenum.
Con la sesta chiamata, i Colts hanno visto nella LG Quenton Nelson l’uomo giusto per proteggere Andrew Luck. A seguire, al posto di Tampa Bay, sono saliti i Buffalo Bills alla disperata ricerca del quarterback del futuro. Dell’ex Wyoming Josh Allen piace il cannone impiantato al posto del braccio, mentre a destare perplessità è la sua scarsa mira (appena 56% di completi al college). A chiudere la Top 10 sono stati il LB Roquan Smith ai Bears, il LT Mike McGlinchey ai 49ers e, a sorpresa, Josh Rosen agli Arizona Cardinals. Sepotevano esserci legittime red flag su Mayfield (un arresto per ubriachezza a referto) e Allen (i tweet controversi dei tempi del liceo), si pensava che il prodotto di UCLA fosse un lock per le prime tre-quattro posizioni. Il suo caratteraccio può avergli giocato a sfavore ben al di là del suo status di QB più completo e NFL ready del gruppo.
Ora una rapida carrellata sugli altri momenti salienti del primo giro. I Miami Dolphins non hanno opposto resistenza alla caccia al QB da parte di Bills e Cards: alla #11 la scelta di Minkah Fitzpatrick, S da Alabama, indica che coach Gase crede ancora in Tannehill. S’immaginava che alla #19 Dallas puntasse al sostituito del silurato Dez Bryant, e invece ecco Leighton Vander Esch, LB da Boise State. Alla #23 i New England Patriots hanno fatto la cosa più “noiosa” possibile, ovvero scegliere il T/G Isaiah Wynn invece che protrarsi un qualche fantascientifica trade. In una classe povera di talento fra i ricevitori, Carolina e Atlanta si sono assicurati i prospetti migliori – rispettivamente DJ Moore alla #24 e Calvin Ridley alla #26. Momento di commozione vera quando Ryan Shazier, reduce dal terribile infortunio alla spina dorsale, ha annunciato la scelta dei Pittsburgh Steelers.
Per loro alla #28 è arrivato Terrell Edmunds, S da Virginia Tech e fratello di Tremaine finito a Buffalo. Contestualmente, è arrivata la notizia della trade dello scontento Martavis Bryant in direzione Oakland. Alla #30 i Minnesota Vikings hanno proseguito la loro tradizione di scegliere un defensive back con una chiamata alta, nello specifico il CB Mike Hughes da UCF. In seguito è toccato di nuovo ai Pats, che hanno selezionato il RB Sony Michel, anche lui come Wynn da Georgia. Contrariamente ai rumors, Bill Belichick ha quindi deciso di cercare aiuto immediato per l’attacco attraverso i rookie invece di pescare il sostituto del 40enne MVP Tom Brady. Chiude il primo giro Lamar Jackson, finito alla #32 ai Ravens in una trade dell’ultim’ora con Philly. Dopo tante speculazioni sui possibili sostituti di Eli e Brady, il primo QB di rilievo (non elite, per carità) a sentire il fiatone sul collo è invece Joe Flacco, giunto all’ultimo anno del suo contratto garantito. I prossimi giorni forniranno ulteriori notizie relative ai successivi sei giri e diranno molto sull’identità delle squadre che a settembre torneranno a darsi battaglia sui campi di tutta America.
MVProf