Cecità al cambiamento
La policy con cui l’NFL vuole zittire la protesta crea più problema di quanti ne risolva
La cecità al cambiamento è un fenomeno in base al quale, quando le cose intorno a noi cambiano, non sempre ce ne accorgiamo. È questo il modo migliore per riassumere il comunicato reso pubblico mercoledì pomeriggio dal commissioner della NFL Roger Goodell. Questo contiene le tanto attese nuove linee di comportamento da tenere da parte di giocatori e staff durante l’esecuzione dell’inno americano per la prossima stagione. In breve, chiunque sarà presente in campo “dovrà restare in piedi e mostrare rispetto per la bandiera e per l’inno.” Di contro, cessa l’obbligo di presenziare in campo, e viene fornita l’opzione di “restare negli spogliatoi o in un luogo simile lontano dal campo fino a quando l’inno non sarà terminato.” Chi disubbidirà a tale regola, sarà soggetto a “sanzioni appropriate” da parte della propria squadra e/o della lega. Non è ancora chiaro se il licenziamento in tronco possa far parte di tali contromisure. Trovate qui il testo completo.
Si tratta di una serie di cambiamenti molto importanti e certamente controversi. Quanto deciso da Goodell e dai proprietari, infatti, ricalca alla perfezione il tipo di linea portata avanti dagli stessi fin dalla prima volta in cui Colin Kaepernick iniziò la sua protesta ormai quasi due anni fa. L’impressione a caldo è che i proprietari, arroccati nella loro torre d’avorio, non abbiano prestato la minima attenzione a mesi e mesi di dibattiti scaturiti dalla protesta non violenta di Kap. A riprova di ciò, basta vedere come il documento redatto insista a più riprese sulla necessità di mostrare rispetto per la bandiera e per l’inno. E questo a dispetto del fatto che non un singolo giocatore abbia mai anche solo accennato ad opporsi a tali simboli nazionali. Le dozzine che hanno manifestato la loro protesta nelle ultime due stagioni lo hanno fatto per altre ragioni. Lo scopo era di portare attenzione alle ingiustizie di carattere razziale e sociale che di giorno in giorno appaiono sui media di tutto il Paese.
Curiosamente – ma non troppo – tale memo arriva lo stesso giorno in cui la polizia di Milwaukee ha diffuso il video che mostra un gruppo di poliziotti scagliare a terra e colpire col taser Sterling Brown, rookie dei Milwaukee Bucks, perché colpevole di… un brutto parcheggio! E che dire della recente morte di Stephon Clark, ammazzato dalla polizia per aver impugnato il proprio cellulare? Questo vergognoso episodio è tanto più eclatante se si paragona al caso di Dimitrios Pagourtzis, lo studente bianco che ha freddato 10 persone nel suo liceo di Santa Fe con un Remington 870 e che è stato arrestato senza riportare una minima ferita. E per ogni padre, fratello o amico che definisce un terrorista adolescente come “un ragazzo per bene” davanti ai giornalisti, dozzine di poliziotti nelle strade di tutta America si rendono colpevoli di veri e propri reati. Abuso di potere contro innocenti, profiling basato unicamente sulla razza e totale mancanza di responsabilità per le proprie azioni. Di storie del genere le cronache ne sono fin troppo sature.
Se solo i suddetti 32 miliardari avessero prestato orecchio anche a una sola di queste storie e avessero voluto migliorare sul serio il paese che li ha tanto arricchiti, allora le decisioni di mercoledì avrebbero assunto una tinta diversa e più edificante. Al contrario, quanto deliberato in favore di presunti “progressi nel campo della giustizia sociale” di fatto fa compiere enormi passi indietro ad un’importante movimento sociale. Di riflesso, protegge i loro conti in banca a dieci cifre da possibili boicottaggi della frangia conservatrice dei propri fan e soddisfa l’attuale presidenza americana. È possibile immaginare che proprio dalla Casa Bianca siano giunte pressione più o meno dirette per una soluzione di questo tipo. Difficile infatti dimenticare che lo scorso settembre il presidente Donald Trump aveva invitato Goodell a soluzioni radicali e usato toni sprezzanti e offensivi nel descrivere Kap e quelli che come lui avevano semplicemente esercitato il proprio diritto costituzionale alla libertà di espressione.
Se già l’ostracismo de facto che ha colpito l’ex QB dei Niners e il suo primo sostenitore Eric Reid non fosse bastato, ora altre voci come la loro sono state silenziate in nome del “rispetto.” Più facile nascondere la polvere sotto al tappeto – o, in questo caso, dentro lo spogliatoio – che affrontare l’argomento di petto. Insomma, occhio non vede, cuore non duole. Ma non è ancora detta l’ultima. La policy redatta da commissioner e proprietari è del tutto unilaterale e, benché presentata sotto forma di compromesso, si scontra con il contratto collettivo in vigore. L’NFLPA, l’associazione dei giocatori, ha diffuso a sua volta un comunicato. In esso è emerso come questi non siano affatto stati consultati in fase di trattative, ma siano ora intenzionati a contrastare la delibera della controparte. Oltre ad una probabile violazione del CBA, appare chiaro che il decreto della NFL abbia un colossale buco normativo.
E ciò non poteva che essere causato dall’attenzione spasmodica e quasi maniacale nel non voler far toccare terra ad un singolo ginocchio durante le note dell’inno. Viene infatti sì bandito l’inginocchiarsi, ma non viene stabilito cos’altro costituisca una potenziale “mancanza di rispetto” in quei frangenti. Sarà ancora possibile incrociare le braccia fra compagni di squadra? E alzare il pugno chiuso come Carlos e Smith nel ’68 a Città del Messico? Il casco andrà indossato o levato? Se poi qualcuno desse le spalle alla bandiera? La possibilità che tutto potrà finire in un meraviglioso fallimento è alta. Badare al mezzo di una protesta e non al suo messaggio è il modo migliore per ripetere l’errore più e più volte. È evidente che una lega in mano ad un manipolo di anziani uomini bianchi voglia legiferare senza nemmeno considerare l’opposizione – al 70%+ afroamericana – e anzi fare di essa i burattini per i propri scopi politici e finanziari. Preparate i pop corn: i proprietari stanno guardando, ma non stanno affatto vedendo cosa li sta per investire.
MVProf