Big Baller Bust
Una semplice scarpa è la causa di una lunga serie di danni collaterali
Qualche giorno fa, Lonzo Ball ha ufficializzato la sua decisione di lasciare la Big Baller Brand, azienda di cui è co-fondatore e socio di maggioranza al 51%. Il giocatore dei Los Angeles Lakers ha accompagnato l’annuncio con un post su Instagram in cui campeggia un motto della Nike e la sua jersey #2 fra le maglie dei grandi del passato giallo-viola. In basso, la didascalia diceva “Moving on to bigger and better #MyOwnMan.” L’addio di Lonzo, primo (e unico) uomo-simbolo del brand rischia seriamente di essere l’ultimo chiodo sulla bara della sua compagnia. Ma andiamo con ordine. La BBB è stata fondata nel 2016 proprio da Lonzo, il padre LaVar e il socio – nonché amico di famiglia – Alan Foster. Invece di firmare un contratto di partnership con aziende come Nike, Adidas o Under Armour, la BBB decide di mantenere la propria indipendenza e fare all in totale sulla carriera dei tre Ball, Lonzo, LiAngelo e LaMelo.
In linea teorica, il piano di LaVar e Foster ha senso. Circuiti i Lakers nello spendere la seconda scelta assoluta su di lui, in un’unica mossa da maestro LaVar piazza Lonzo non solo nella squadra della sua città, ma anche in uno dei mercati più importanti del mondo. Se la carriera di Lonzo e dei fratelli minori decolla come sperato, la BBB avrà il monopolio degli endorsement dei Ball e un successo planetario. L’idea pare quella di voler replicare sotto steroidi quanto fatto un decennio prima da Derrick Rose, chicagoano draftato dai Chicago Bulls con un inizio di carriera sfolgorante. Nei primi quattro anni in NBA, D-Rose aveva già messo messo le mani su un titolo di MVP e su un contratto con Adidas da quasi $200M. Calcolando l’inflazione dei prezzi e dell’ego di LaVar, si capisce come il patriarca della famiglia possa valutare che i suoi tre moschettieri valessero nel complesso un miliardo di dollari.
Ecco, fin qui il mastodontico masterplan non è esattamente andato secondo i piani. Gioiello della corona dovevano essere le ZO2, le scarpe progettate e indossate da Lonzo in persona. Ancora prima del chiacchierato draft del 2017, un LaVar onnipresente nei media pubblicizza le sneakers senza ritegno, generando soprattutto un mix di stupore e indignazione per il folle cartellino da $495 attaccato ad esse. Se da un lato non esistono numeri certi per valutare le vendite, i feedback dei compratori sono poco lusinghieri. Tempi di attesa biblici, taglie sbagliate e customer service inesistente sono solo alcune delle critiche ricevute da chi voleva diventare un Big Baller, ma si è ritrovato solo Big Fesso. Questo ha portato a un duello a colpi di B fra Big Baller Brand e Better Business Bureau, una organizzazione no-profit che valuta la qualità delle compagnie americane.
Le centinaia di lamentele dei clienti sono risultate in una secca bocciatura, cosa che di certo non aiuta a far crescere gli affari. Intanto LaVar porta LiAngelo e LaMelo in Lituania e li aggrega alla squadra professionistica del BC Vytautas. Perché in fondo quale adolescente preferirebbe LA alla ridente Prienai, cittadina con meno di diecimila anime? Al fratello maggiore le cose non vanno poi tanto meglio. Oltre all’immediato antagonismo dei colleghi, Lonzo deve fronteggiare diversi infortuni. Quello più recente che ha colpito la caviglia tre volte solo nell’ultimo anno spinge i Lakers a chiedersi se la causa dei suoi guai fisici non sia da ricercare proprio nella scarsa qualità delle sue calzature con la tripla B. Lonzo nega, ma a quel punto le cose stanno già precipitando e, come nei cartoni, lo zaino col paracadute pare contenere invece un’incudine.
Negli ultimi giorni, la BBB è infatti stata travolta da uno scandalo che ha coinvolto Foster, accusato di aver sottratto alla compagnia fondi per $1.5M, che questi avrebbe prelevato e poi reinvestito in alcune proprietà a Los Ang… in Etiopia!? Intanto Lonzo fa causa a Foster, cambia agente, cancella il tatuaggio della BBB e si appresta a firmare con Nike con la benedizione di LeBron. Mesetto tranquillo, no? Con la BBB sull’orlo del fallimento, viene da chiedersi cosa accadrà al materiale invenduto. Forse uno scagnozzo della famiglia metterà tutto in una cassa e la sotterrerà da qualche parte. E chissà che questa non diventi una sorta di capsula del tempo che nel 3019 porterà alla luce agli umani del futuro queste bizzarre calzature. Forse questi si chiederanno se ci fosse una sorta di maledizione legata a quelle scarpe. In un certo senso, avranno ragione.
MVProf