Atlete cicciottelle e atlete super hot: quando il giornalismo sportivo fallisce
Il giornalismo sportivo continua a dare il peggio di sé con commenti e frecciatine sessiste nei confronti di atlete di numerose discipline: il poco appropriato termine “cicciottelle” rappresenta solo la punta dell’iceberg
Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia, ovvero le tre componenti della squadra olimpica italiana di tiro con l’arco, sono da qualche giorno sulla bocca di tutti, e non solo per meriti sportivi. In un articolo comparso sul Quotidiano Sportivo, il direttore Giuseppe Tassi ha così intitolato l’articolo relativo al quarto posto nella finale olimpica: “Il trio delle cicciottelle sfiora il miracolo olimpico.” Apriti cielo. Una massiccia mobilitazione sui social ha avuto un effetto domino che è culminato con l’allontanamento immediato di Tassi dal QS, con tanto di lettera di scuse dell’editore del QN Andrea Riffeser Monti.
Lo stesso ex-direttore Tassi ha poi tentato almeno di salvare la faccia – dopo che il lavoro già se n’era già bello che andato – affermando in una lettera: “Volevamo essere affettuosi, nei confronti di atlete che lottavano per una medaglia, che sono bravissime ma anomale, nel senso di fisicamente lontane dall’immagine che molti di noi possono avere di un atleta.” Affermazione quantomeno raffazzonata, visto che un’atleta di getto del peso avrà per forza di cose determinate caratteristiche fisiche, una nuotatrice altre e una quattrocentista altre ancora. Solo perché il concetto di ‘fisico da atleta’ è spesso prigioniero di sport sotto gli occhi di tutti come il calcio, non vuol dire che ogni atleta non debba avere un corpo relazionato alla sua disciplina, più che ad un presunto valore medio ideale. Nel caso del tiro con l’arco, il peso può avere effetti positivi sulla stabilità dell’arciere, ma, come dimostrano ad esempio le atlete di Taipei protagoniste nella stessa disciplina, non è un requisito fondamentale.
Quattro anni prima una questione simile aveva riguardato la controparte maschile. Agosto 2012: il trio di arcieri italiani di Galiazzo, Nespoli e Frangilli aveva conquistasto uno straordinario oro nel tiro con l’arco a squadre. La Gazzetta dello Sport del giorno dopo titolava a tutta pagina “Gli arcieri extralarge conquistano Londra.” Nell’articolo poi sono presenti le parole “panciuti,” “pancetta” e “in carne.” A memoria, nessuno alzò un dito per commentare negativamente questa oggettivazione tanto negativa quanto scherzosa. E poi non dimentichiamoci dei problemi di peso recenti di Gonzalo Higuain o del tracollo fisico di Ronaldo, da fenomeno a “gordo.” La conclusione più gettonata ma superficiale è che l’uomo corpulento si possa apostrofare come tale, mentre la donna no. Questo poiché categoria intoccabile a cause del massiccio avvento del politicamente corretto. Quindi la parità fra i sessi funziona solo in una direzione, hanno concluso in molti. Eppure le cose sono molto più complesse di così, per (s)fortuna. Restando in casa Gazza, basta aprire la pagina iniziale del sito per venire circondati da gallerie di immagini di tifose sexy e video di Belen che ti sculetta letteralmente in faccia. Il tutto in un’interpretazione assai libera della parola “sport” all’interno del suo stesso titolo. Eppure trattasi della principale testata sportiva in Italia. Ecco un piccolo collage fatto in due minuti e con contenuti odierni.
La rosea offre un ottima cartina tornasole della nostra società. Ricordate Eva Carneiro, l’ex medico sociale del Chelsea licenziata da Mourinho l’anno scorso? Articoli su articoli le conferivano l’appellativo di “bella” o “conturbante” davanti a quello ben più faticosamente conquistato di “dottoressa.” E che dire del video che raccoglie tutte le foto “più hot” di Rossella Fiamingo, schermitrice italiana diventata famosa prima di tutto per l’argento alle ultime olimpiadi? Tuttavia, nonostante i sempre più insistenti commenti negativi da parte degli utenti, foto e video conquistano ogni anno una fetta più importante del sito e solo una minoranza continuerà a protestare a riguardo. Per quanto riguarda gli uomini, di recente ha fatto la sua apparizione una galleria con protagonista Cristiano Ronaldo. CR7 era ritratto con lo smalto ai piedi e il titolo “Ronaldo, così te le cerchi,” come se una omosessualità/bisessualità dell’asso portoghese fosse meritevole di critiche e prese per i fondelli.
Dulcis in fundo, il 17 agosto esce, sempre sul sito rosa, un articolo su Simone Biles, ragazza dei record nella ginnastica in queste Olimpiadi di Rio. Un commento tecnico della sua prestazione? Un plauso per i duri anni di duro lavoro? Una previsione sul suo posto nell’Olimpo delle ginnaste pluridecorate? Niente di tutto ciò. La Biles viene dipinta così: “Lei, a dispetto delle grandi imprese compiute in questi giorni, ha giustamente l’aria della ragazzina rapita che incontra il poster della sua cameretta.” Qui, se qualcuno dovesse sentirsi onorato dell’incontro, quello dovrebbe essere Zac Efron, che dopo essere stato insignito dell'”oro” come il ragazzo più famoso in America del 2006 (!!!) non ha certo coltivato una carriera cinematografica sfavillante. Questo è solo un esempio nostrano. Leggete questo articolo dell’Huffington Post su “I 10 Momenti più Sessisti delle Olimpiadi di Rio 2016 (finora).” Prima ancora dei media italiani, sono quelli americani ad infarcire di commenti del genere le imprese di atlete formidabili come Dana Vollmer e Katy Ledecky. Perché insistere nell’inserire forzatamente un apprezzamento fisico verso coloro le quali andrebbero principalmente ammirate per il duro lavoro che fanno nel quotidiano? Ma soprattutto, perché farlo su una testata sportiva? Playboy in passato ha fatto spogliare fior di atlete, non ultima Tania Cagnotto. Tuttavia, sui media più diffusi il trend sembra difficile da capovolgere, perché sostanzialmente non sono molte le donne che protesterebbero a gran voce se chiamate “hot” o “bombe sexy.” Il che sarebbe ancora ancora calzante in un concorso per Miss Universo, ma non trova diritto di cittadinanza in una testata sportiva.
Idealmente – badate bene a questo avverbio – la nostra società dovrebbe imparare a distinguere fra forma e contenuto, in altre parole linguaggio e significato. In certi casi è necessario concentrarsi sulla forma quasi forzatamente, usando parole che si ha la certezza che non urteranno la sensibilità di nessuno. Prima o poi bisognerà compiere il passo ulteriore, ossia dare interrogarsi sul contenuto e chiedersi tutta una serie di perché. Perché è sbagliato discriminare le scelte sessuali di una persona? Perché è difficile per una donna essere apprezzata per il suo cervello che per il suo corpo? In campo sportivo, perché i neri vengono spesso lodati per le doti atletiche e sminuiti per quelle tattiche? Ecco, quando i perché saranno chiari a tutti, non ci sarà più vera distinzione fra forma e sostanza, e trattare gli altri con dignità non sarà più questione di usare le parole giuste, ma un cuore giusto.
MVProf