AlaBarba Spaziale
James Harden sta dominando l’NBA a suon di isolamenti
Non può volare, non è fatto di metallo e non spara nemmeno saette dalla testa. Tuttavia, spaziale è il modo migliore per definire le recenti esibizioni di James Harden. Da 21 partite segna almeno 30 punti, da 26 partite segna una media di almeno 40 punti e nelle ultime 5 partite la media sale addirittura a 50 punti. La scorsa sera, il Barba ha messo a referto ben 61 punti contro i New York Knicks, pareggiando il record di Kobe Bryant per il numero più alto di punti segnati da avversario al Madison Square Garden. Per la cronaca, il record assoluto (62 punti) appartiene al desaparecido Carmelo Anthony. Guardando i numeri di Harden nella loro totalità, ci si accorge di avere davanti uno specimen unico nel suo genere per quanto riguarda il volume di palloni che transitano per le sue mani. Harden è leader NBA per punti totali (1596), tiri segnati (463) e tentati (1052), triple segnate (218) e tentate (583), oltre a liberi segnati (452) e tentati (523). Per dare un’idea del margine sugli inseguitori, il secondo marcatore è Kevin Durant con 282 punti in meno, il secondo tiratore è Damian Lillard con 104 tiri in meno e il secondo con più liberi è Joel Embiid con 70 in meno.
Tali cifre folli sono una novità assoluta per l’NBA moderna, ma non nella storia. Wilt Chamberlain, leggenda in una classe a sé stante, ha 116 partite consecutive con 50 punti di media e 515 (sì 515, non è un refuso) con almeno 40. Tolto Wilt, Harden sta però ritagliando per sé una posizione di primissimo piano fra i grandi realizzatori NBA. Il suo usage rate attuale di 40.6 è stra-primo nella lega e sarebbe il secondo di ogni epoca. Piaccia o meno, i Rockets non hanno metodi alternativi a un’intensivo Iso-ball di Harden per restare competitivi. I piani di Houston prevedevano di unire le forze del proprio MVP a Chris Paul (infortunato), Clint Capela (infortunato) e ‘Melo (purgato). Ed è per questo che ora 4 azioni su 10 dei razzi si chiudono con la palla in mano ad Harden.
Per registrare record alla Mecca contro i derelitti Knicks, questo brand di basket basta e avanza. Ma a maggio? Difficile A giugno? Impossibile. In tema di predicatori nel deserto, LeBron James ne sa qualcosa. Per larghi tratti in carriera, King James è infatti parso l’unico giocatore affidabile del suo roster, eppure il suo usage rate non è mai stato così oltraggioso. Nemmeno nel 2006-07 (30.9) o nel 2016-17 (31.6), due annate perlomeno chiuse con l’accesso alle NBA Finals. In più, un basket “egoista” è quanto di più distante da quello ecumenico (e vincente) dei Golden State Warriors, bestia nera di Houston. Ma forse, a James Harden va bene così. In una lega sempre più ossessionata dall’anello, lui dà priorità ad una legacy personale fatta del tipo di pallacanestro che preferisce. Non poterà titoli, ma è comunque a suo modo storica.
MVProf