7 a settimana – NFL week 1
Ogni settimana tratteremo sette spunti di riflessione più o meno seri donatici dalla National Football League
RGIIII – Esiste un giocatore che si rompe più facilmente di Tony Romo? Domanda retorica, ma fino a un certo punto. Una risposta esiste e, per chi non la conoscesse, è Robert Griffin III. Il fenomeno che nel 2012 prese l’NFL di sorpresa con le sue giocate atletiche ed pirotecniche è un lontano ricordo. Ma questa non è una novità. Dopo aver giocato 15 partite l’anno da rookie, le sue presenze sono scese a 13, poi a 9, fino all’uovo dello scorso anno, l’ultimo con la maglia scarlatta dei Washington Redskins. Con una cartella medica che parla di crociato anteriore e laterale disintegrati, caviglia lussata, commozione cerebrale e ora spalla rotta (con conseguente parcheggio fra gli IR minimo fino a novembre) potrebbe trattarsi dell’ultima volta che abbiamo visto RGIII non solo in maglia Cleveland Browns, ma in generale su un campo da football. Fortuna che LeBron è ancora in città…
JIMMY G – Mai dare per morti i New England Patriots, ormai dovreste saperlo. Al debutto stagionale nel deserto di Phoenix, le defezioni dei Pats erano anche più rilevanti dei giocatori scesi in campo. Niente Gronk. Niente Brady. Niente Cooper, Solder o Ninkovich. Vegas li dava perdenti comodi di nove punti nel debutto contro gli Arizona Cardinals, peraltro al gran completo col ritorno di Tyrann “Honey Badger” Mathieu. Risultato finale? 23-21 Pats. Gli analisti più ottimisti davano la squadra 3-1 durante le quattro gare di assenza forzata di Tom Brady per la storia del deflate-gate. Ora che all’orizzonte restano le più abbordabili Miami, Houston e Buffalo, sorge un dubbio: e se Jimmy Garoppolo restituisse la squadra a Brady sul 4-0? Mai dare per morti i New England Patriots. Ma soprattutto MAI dare a Bill Belichick la sensazione di partire contro i favori del pronostico.
WRONG DIRECTION – Con i Dallas Cowboys il discorso è solitamente opposto. Quando tutto sembra andare bene, sicuro come le tasse che tutto sta per andare storto. Riassumiamo quanto accaduto in pre-season, religiosamente ignorata su questo blog: Rolando McClain, DeMarcus Lawrence e Randy Gregory sospesi dalla lega per abuso di sostanze proibite. Ezekiel Elliott indagato per violenza domestica (Greg Hardy docet). Tony Romo infortunato a causa di una frattura alla vertebra L1, quindi al debutto contro i New York Giants parte Dak Prescott. Già a questo punto sarebbe servito un esorcista. Invece, sorprendentemente domenica Dallas resta in partita per tutto il tempo, anche se Dez Bryant ha mandato il cugino in campo e anche se Elliott non ha un debutto tutt’altro che stellare. Si gioca fino all’ultimo secondo dell’ultimo possesso. Basta un field goal per vincere e con Dan Bailey che potrebbe facilmente centrare l’antenna posta in cima alla Reunion Tower c’è da essere ottimisti. Vuoi vedere che i Cowboys la spuntano? Terrance Williams ha idee diverse e invece che andare fuori dal campo a sinistra e fermare il cronometro, va a destra per cinque extra yard. I secondi scorrono e di fatto non c’è tempo per mandare in campo lo special team né il tempo per uno snap per il lancio dell’Ave Maria. Partita finita (20-19). Mai ‘na gioia.
D COME VIKES – Quando si parla dei vichinghi – lo ammetto – io sono di parte. A riguardo potrebbe presto esserci una sorpresa, ma non anticipo niente. Se era prevedibile che Shaun Hill sarebbe stato preferito a Sam Bradford, non era pronosticabile che Hill avrebbe giocato una partita di così pulita di fronte a Mariota, di ben 14 anni più giovane di lui. Se era prevedibile che Blair Walsh vedesse ancora i sorci verdi dal field goal sbagliato agli scorsi playoff, non era prevedibile che la difesa dei Tennessee Titans avrebbe limitato Adrian Peterson a 31 pedestri yard in 19 corse. Considerando che il grosso del peso dell’attacco sarebbe passato su AD c’era da aspettarsi che i Titans avessero un solido game plan per limitarlo, ma fermarlo quasi del tutto no. E invece tra mille difficoltà e dopo un primo tempo a secco, i Minnesota Vikings hanno vinto (25-16), per quanto facendolo di rimessa, soprattutto grazie ad una difesa capace di portare a referto due touchdown. Coach Zimmer über alles.
POKER CALIFORNIANO – [ATTENZIONE: Tutta questa California potrebbe causare un’indigestione!] Nel weekend ad alto tasso californiano, le note liete vengono principalmente dalla baia di San Francisco. Gli Oakland Raiders vincono il duello all’ultimo sangue contro Drew Brees e i Saints con una pazzesca conversione da due punti sul filo di lana (35-34) Anche i San Francisco 49ers festeggiano il debutto stagionale con una W, proprio contro i redivivi Los Angeles Rams. Montoni che dal canto loro si limitano a depositare un uovo (28-0) e a fare da sparring partner, facendo sembrare una squadra mediocre un gruppo di fenomeni. A parte Carlos Hyde che mezzo fenomeno lo è già. L’altro lato della moneta racconta appunto di una squadra che esce con le ossa rotte dal derby, con un Case Keenum imbarazzante, un Todd Gurley non pervenuto e una D-Line sforacchiata da Hyde come groviera. Due anni fa gli allora St. Louis Rams sbeffeggiarano i Redskins portando al lancio della moneta i giocatori scelti al draft grazie alla folle trade per RGIII. Quest’anno LA si trova dall’altro lato della barricata, avendo dilapidato ben sei scelte per arrivare alla prima chiamata assoluta e selezionare Jared Goff da California, attualmente riserva della riserva di Keenum. Per chiudere il capitolo, in Missouri i San Diego Chargers hanno perso sia una partita già vinta contro i Kansas City Chiefs (33-27) sia Keenan Allen per il resto della stagione per un infortunio al ginocchio. Capisci di vivere in mondo senza senso quando i Raiders sono la squadra di maggiore prospettiva delle quattro. California, here we come… ma senza fretta.
PONY E MICETTI – I Denver Broncos non sono ancora pronti a fare la fine dell’Inter del triplete o dei Pistons post-2004, ovvero squadre che dopo aver vinto un titolo inseguito a lungo si sono trovate impreparate a gestire l’inesorabile venuta di Padre Tempo. Salutato Peyton Manning, perso Brock Osweiler, persi Malik Jackson e Danny Trevathan e fallito l’esperimento Sanchez, i Broncos sembravano dei miseri ronzini o forse dei piccoli pony, la perfetta vittima sacrificale sull’altare dei famelici Carolina Panthers. Invece un Trevor Siemian solidissimo e una difesa implacabile orchestrata da DeMarcus Ware e Von Miller si sono rivelati sufficienti ad ammansire Cam Newton e soci, ridotti alle sembianze di teneri gattini come al Super Bowl L. Il punteggio (21-20) racconta di una partita equilibrata e così è stato; ma se pensiamo che alla vigilia Denver era vista come un grosso punto di domanda e Carolina come una corazzata in cerca di vendetta, forse anche una vittoria risicata sarebbe stata sufficiente ad alzare qualche sopracciglio. I Panthers restano favoriti per arrivare fino in fondo alla NFC, mentre Raiders e Chiefs non renderanno la vita facile ai Broncos, ma intanto un primo capitolo è stato scritto. Vediamo chi a fine stagione potrà dire che il risultato della prima partita è stato un imprevisto.
FANTAFOOTBALL – Manco a dirlo il team del sottoscritto ha cannato in pieno quasi in ogni suo elemento. Lascio la seguente immagine come triste effige delle mie miserie domenicali.
MVProf