La sfortuna di Luck
La stagione 2019 del QB inizia con i soliti dubbi sulla sua salute fisica
Per avere un cognome che significa letteralmente “fortuna,” Andrew Luck pare essere davvero perseguitato dalla sfortuna. Con l’inizio della stagione NFL distante solo tre settimane, le ultime notizie riferiscono di un QB ancora acciaccato e in forse per Week 1. La causa è da ricercare in un problema al polpaccio che lo attanaglia fin da marzo e che lo aveva tenuto lontano dagli OTA e poi dal minicamp primaverile. Nessuna preoccupazione, aveva affermato il coach degli Indianapolis Colts Frank Reich, solo uno stop in via precauzionale in vista del training camp. Peccato che in estate Luck abbia partecipato a soli tre allenamenti – peraltro a regime ridotto – col team prima di alzare di nuovo bandiera bianca. Stando al quarterback, in questi mesi non ci sarebbero stati i miglioramenti sperati e il dolore sarebbe ancora molto acuto.
Nelle ultime settimane, la confusione è aumentata invece di diminuire. Non solo i fan, ma anche il management ha fatto un collegamento mentale fra Luck e un altro infortunato eccellente dell’estate. Il riferimento è a Kevin Durant, i cui guai al polpaccio sono poi risultati nella devastante rottura del tendine d’Achille. In un’intervista radiofonica, Jim Irsay, proprietario dei Colts, ha menzionato KD e, allo stesso tempo, ha cambiato versione rispetto all’infortunio del suo quarterback: “I think after the Durant thing everyone’s erring on the side of caution but, quite frankly, this is not even in the Achilles tendon. It’s a bone – I’m not good at these things – but it’s … a small little bone.” Nessun bisogno di un’intervento, ma addio preseason.
Questo spostare continuamente in avanti la linea del traguardo ha indotto fan e media a ripensare a quanto successo pochi anni prima con i suoi guai alla spalla. Le origini di tale infortunio risalgono al 2015, quando una gestione scellerata della situazione da parte dello staff medico e dell’allora GM Ryan Grigson lasciano Luck a convivere con l’acciacco per due stagioni intere. Il problema si trascina all’inevitabile operazione chirurgica a gennaio 2017, ma i tempi di recupero rimangono vaghi e notizie imprecise si susseguono per mesi, fino a quando a novembre dello stesso anno i Colts annunciano che il QB non sarebbe sceso in campo in quella stagione. Sebbene ora sia interessata una diversa parte del corpo, le analogie sono evidenti.
Dal suo arrivo in NFL come prima chiamata assoluta nel 2012, Luck ha sollevato una franchigia che, al primo anno senza Peyton Manning, era naufragata a 2-15. Nelle stagioni successive, il nuovo QB porta la squadra a tre stagioni consecutive con record 11-5 e presenza ai playoff, coronate dalla finale di AFC della stagione 2014 contro i New England Patriots – la partita del celebre deflategate. Seguono però difficili e, fra i già citati problemi alla spalla e una lesione al rene, è costretto a saltare 26 partite nei successivi quattro anni. Nel suo ritorno in pompa magna nel 2018 Luck ha registrato 4593 yard e 39 TD, con career-high per passer rating (98.7) e QBR (71.5) che gli sono valsi il premio di Comeback Player of the Year.
Fondamentale in questa rinascita è stato l’upgrade della O-line da parte del management: passare dai 93 sack totali concessi fra 2016 e 2017 ai soli 18 dello scorso anno ha di certo aiutato Luck a tornare il QB dominante che tutti ricordavano. Un nuovo stop, anche solo temporaneo, potrebbe rivelarsi costoso per il team. Nonostante l’AFC South non sia certo stata una division di ferro in questi anni, la concorrenza resta agguerrita. Jaguars, Titans e Texans vantano una presenza ai playoff negli ultimi due anni e sono pronte ad approfittare di un passo falso dei favoriti Colts. Se lo scorso anno la lenta partenza di Indy è stata aiutata da una schedule facile, quest’anno servirà un Luck al 100% per continuare a nutrire ambizioni da Super Bowl.
MVProf