Flip e flop
Il licenziamento di DeFilippo nasconde molti problemi
AAA cercasi miracolo disperatamente. Con tre settimane rimanenti di regular season, i Minnesota Vikings restano attaccati con le unghie e con i denti all’ultima wild card disponibile in virtù del record di 6-6-1. Sebbene la stagione non sia ancora da considerarsi da cestinare, quanto visto fin qui è senza mezzi termini una delusione, specie date le premesse di inizio anno. All’interno delle ultime due sconfitte, Minnesota non solo ha prodotto appena 17 punti, ma ha anche sempre dato l’impressione di giocare a carte scoperte contro le difese avversarie. A pagare il prezzo più alto è stato John DeFilippo, sollevato in settimana dal proprio incarico di Offensive Coordinator della squadra dopo meno di un anno. Arrivato dai campioni in carica degli Eagles, Flip portava con sé ottime credenziali sia per il lavoro fatto con Carson Wentz sia per quello con Nick Foles. I Vikings, perso Pat Shurmur in direzione New York, sembravano essere caduti in piedi con un sostituto più che all’altezza. Con la super difesa rimasta intatta, i Vikings erano convinti di avere la ricetta giusta per interrompere una carestia di titoli lunga 58 lunghi anni. Quando però si è trattato di mescolare gli ingredienti, la torta è uscita tutta bruciacchiata.
Le sei vittorie (49ers, Eagles, Cardinals, Jets, Lions e Packers) sono arrivate contro squadre con record perdente – per non dire direttamente alla canna del gas. Al contrario, cinque delle sei sconfitte (Rams, Saints, Bears, Patriots e Seahawks) sono state contro squadre vincenti e con ambizioni da titolo. Al mix, vanno aggiunte l’imbarazzante debacle casalinga contro i Bills e il mesto pareggio contro i Packs. Insomma, forti con i deboli e deboli con i forti. Primo imputato fra i giocatori non può che essere “Mr. Contratto Garantito” Kirk Cousins. Nel bene e nel male, tuttavia, i suoi numeri sono comparabili rispetto al resto della carriera. In altre parole, le proiezioni di Cousins per questa stagione parlano di un rating di 98.4, 29 TD, 11 INT e 4,500 yard lanciate. Le medie registrate nei suoi ultimi tre anni? Rating di 97.6, 27 TD, 12 INT e 4,400 yard. Se non altro, anzi, i suoi numeri sono in leggera crescita. Restano purtroppo stabili anche le sue prestazioni sui grandi palcoscenici. 12-23-2 in trasferta, 5-13 in partite in primetime e 0-7 nei MNF. Ma occhio a mettere Cousins al rogo fin da ora. Dei sei QB più pagati nel 2018 (Rodgers, Ryan, Garoppolo, Stafford e Carr), solo l’ex Redskins è al momento in orbita playoff.
A rendere la vita difficile al QB è soprattutto una porosa Offensive Line in grande difficoltà e che Pro Football Focus posiziona #30 su #32 squadre. Bisogna però ricordare non solo l’operazione al collo ha messo KO la G titolare Nick Easton già in estate, ma anche che a luglio il gruppo ha perso il proprio coach Tony Sparano, deceduto all’improvviso per via di un attacco cardiaco. Altro elemento dell’attacco ad essere sotto esame è il running game. Nonostante l’ACL di Dalvin Cook ne avesse interrotto l’anno da rookie già in Week 4 dello scorso anno, Minnesota era stata in grado di mantenere un gioco di corse credibile con Murray e Ham (122.3 yard a partita e 15 TD). Quest’anno, pur con il ritorno di Cook, le cose sono peggiorate.
I Vikings hanno tentato appena 274 azioni di corsa per una media di 85.4 yard a partita e 6 TD, dati che posizionano il team fra le ultime tre posizioni in NFL. Difficile da spiegare anche il ruolo limitato del TE Kyle Rudolph. Il suo scarso utilizzo sorprende sia perché a DC Cousins aveva un’ottima intesa col suo TE Reed, sia perché gli Eagles di DeFilippo avevano nel TE Ertz uno dei target più ricorrenti. Questo solo per parlare dell’attacco – e non che la difesa se la passi molto meglio. Ma con coach Zimmer a fare scudo alla metà campo difensiva, se una testa doveva cadere, non poteva che essere quella di DeFilippo. Con un mese all’inizio dei playoff, ai Vikings serve anche più di un miracolo per coltivare il sogno Super Bowl.
MVProf