Oh, snap! – Super Bowl LII
You like that! – Il meglio della settimana ⬆???
NICK FOLES
Non si può che eleggere Nick Foles come il più grande eroe di questo Super Bowl LII. Nemmeno nel 2013, suo anno top culminato con la presenza al Pro Bowl, i suoi fan più ostinati potevano vedere in quel ragazzone di quasi due metri un futuro MVP del Super Bowl. Il QB ha condotto l’ennesima partita esemplare della postseason, finendo con 28 su 43 per 373 yard e 4 TD, di cui uno in ricezione nel momento topico dell’incontro. Da domani Foles torna ad essere il backup di Wentz, ma c’è già una fila di potenziali corteggiatori alla porta. Bills, Bengals, Broncos, Jets, Cardinals e Vikes sono tutti alla ricerca di un QB per il 2018 e le quotazioni di Foles non sono mai state così alte.
ALSHON JEFFERY
Promettere la vittoria di un Super Bowl non è mai consigliabile. Ancora meno farlo con un anno di anticipo. Ancora meno farlo dopo che la propria squadra ha concluso la stagione con un record di 3-13. Eppure, questa fu la dichiarazione fatta da Alshon Jeffery il 1 gennaio 2017. Sì ok, la fece quando era ancora membro dei Chicago Bears, ma non per questo suona meno profetico a un anno di distanza. E così, mentre i Bears hanno avuto l’ennesima stagione deludente, Jeffery ha portato la profezia con sé a Philly ed è stato fra i protagonisti della stagione e del trionfo al SBLII, segnando il primo touchdown dell’incontro.
LA CITTÀ DI PHILADELPHIA
Con la vittoria del Super Bowl, Philadelphia ora condivide con le sole NYC, Boston, Chicago ed LA il primato di città USA con una vittoria in ciascuna delle quattro principali leghe professionistiche. La penuria di trofei si stava facendo preoccupante, visto che gli ultimi due titoli cittadini erano arrivati rispettivamente coi Phillies nel 2008 e prima ancora coi 76ers di Dr. J e Moses Malone nel lontano 1983. È quindi forse anche a causa della lunga siccità di titoli se i festeggiamenti siano sfuggiti un attimino di mano (leggasi vetrine sfasciate, saccheggi e macchine date alle fiamme). Ah, durante la parata la Bud Light offrirà birra gratis a tutti: cosa mai potrebbe andare storto?
TOM BRADY
Con tutto il rispetto per Nick Foles, domenica non è stato lui il miglior quarterback in campo. Tom Brady ha realizzato quella che è nei numeri la miglior prestazione di sempre in un Super Bowl. Le 505 yard lanciate sono il nuovo record del SB e le 613 yard totali dell’attacco il numero più alto mai registrato in una qualunque partita di playoff. Il fatto poi che 32 sia ora il numero più alto di punti messi a referto all’interno di una sconfitta al SB racconta chiaramente le grandi gesta dell’attacco contrapposte alle gravi mancanze della difesa. Leggenda vuole che a casa Brady sia già partito il countdown d’avvicinamento al Super Bowl LIII…
JOHN GOEHRKE
Un anno fa, mentre gli Atlanta Falcons sembravano in totale controllo del SBLI, la tennista Genie Bouchard scrisse su Twitter che era sempre stata certa che Atlanta avrebbe vinto. Fra le risposte ricevute, una a nome @punslayintwoods diceva: se i Pats vincono, usciamo insieme? La storia racconta che la rimonta andò in porto e la Bouchard onorò la scommessa con John. Dopo che al primo appuntamento ne erano apparentemente seguiti altri, a distanza di un anno i due sono riapparsi insieme fra gli spettatori VIP di Eagles-Patriots. Che fra i due la relazione sia reale o no cambia poco: essere confermato dalla Bouchard ed essere suo ospite fa di John Goehrke un vero MVP.
Ice up, son! – Il peggio della settimana ⬇❄️?❄️
GENE STERATORE
La serata di Gene Steratore, capo arbitro del Super Bowl, è andata via liscia, tranne per una controversia. E non ci riferiamo alla dubbia chiamata del TD di Clement, andato subito in prescrizione perché tutti odiano i Patriots e quindi nessuno prova dispiacere per loro. Il problema è giunto durante la tradizionale cerimonia del lancio della monetina, dove l’ospite era il Caporale “Woody” Williams, l’ultima Medal of Honor di Iwo Jima ancora in vita. La tensione del momento non ha risparmiato neppure Steratore. Prima si era scordato di chiedere testa o croce (momento di una certa rilevanza nel lancio di una moneta), poi ha pronunciato male il nome del veterano… due volte, chiamandolo prima Willy e poi Wilson. Non benissimo.
BILL BELICHICK
Le speculazioni lunghe ormai un ventennio sulla giusta suddivisione dei meriti fra Tom Brady e Bill Belichick per i successi dei New England Patriots hanno conosciuto un possibile punto di svolta. Mentre TB12 metteva a referto i clamorosi numeri sopracitati, la difesa di BB imbarcava acqua da tutte le parti. Dal suo arrivo in New England 18 anni fa, mai Belichick aveva subito un attacco al punto di concedergli 538 yard e 41 punti ai playoff. A gettare ulteriore benzina sul fuoco è stata la gestione di Malcolm Butler, panchinato a sorpresa senza dare spiegazioni a lui o alla squadra. Il coach felpato tornerà per almeno un altro assalto al suo sesto Lombardi, ma gli scricchiolii cominciano a farsi preoccupanti.
NORTH DAKOTA
Durante la settimana che precedeva il Super Bowl, ha iniziato a circolare sui social network una mappa del tifo che indicava per quale delle due squadre ciascuno stato avrebbe fatto il tifo. All’interno di una maggioranza bulgara pro Eagles, due eccezioni. Secondo i dati raccolti da betonline.ag, il nord-est del paese era chiaramente schierato a favore dei Patriots, così come il North Dakota. Non a caso, Carson Wentz, il QB che originariamente avrebbe dovuto portare gli Eagles al SBLII prima dell’infortunio che ha lasciato campo aperto a Foles, è cresciuto a Bismarck, la capitale. Un mix di freddo e invidia ha così portato gli abitanti del Roughrider State a schierarsi contro i gli Eagles. Ci sarà una ragione se non si parla mai del ND…
SYLVESTER STALLONE
Correva l’anno 1976 quando uscì nelle sale di tutto il mondo il primo film della saga di Rocky, di cui tutti ricordano la scena cult in cui il pugile sale la famosa scalinata del Philadelphia Museum of Art e alza le braccia al cielo. La carenza di eroi sportivi di Philly ha portato quasi per disperazione la città dell’amore fraterno a vedere un eroe cittadino nella statua del fittizio pugile del Massachusetts con le fattezza del newyorkese Sylvester Stallone. In attesa che qualcuno apra una pagina su GoFundMe per costruire una statua a Foles, eroe lui sì in carne e ossa, quella di Rocky/Stallone rischia di perdere il posto e la propria raison d’être.
JUSTIN TIMBERLAKE
Quest’anno il protagonista chiamato a tenere viva la lunga tradizione dello show di metà partita è stato Justin Timberlake. Visto il personaggio, non potevano mancare le voci circa un possibile coinvolgimento degli *NSYNC, la sua ex boyband, e/o di Janet Jackson, con cui fu protagonista del famoso Nipplegate al Super Bowl XXXVIII. Una separata controversia riguardava la possibilità della presenza del defunto Prince sotto forma di ologramma. La notizia era circolata ed aveva incontrato la disapprovazione di molti, in primis stante la volontà del folletto di Minneapolis di non essere mai sfruttato come ologramma poiché considerata un’operazione “demoniaca.” Timberlake ha così ripiegato su una proiezione per il suo duetto a distanza all’interno di un one-man show senza ospiti. Nel suo complesso, l’esibizione è stata godibile, ma tutt’altro che memorabile.
MVProf