Cover Four – Week 9
Ogni settimana tratteremo quattro spunti di riflessione più o meno seri donatici dalla National Football League
A PRESTO, MY DEAR WATSON
Come un fulmine a ciel sereno. Giovedì è arrivata la notizia che DeShaun Watson si è rotto il crociato in allenamento in un’incidente tragico quanto banale. Nemmeno 24 ore dopo la vittoria delle World Series degli Houston Astros, la città subisce un brutto colpo. Finisce così con troppo anticipo la prima stagione NFL dell’ex prodigio di Clemson. Questi si aggiunge ad una lunga e triste lista di giocatori già infortunati per il resto dell’anno, ma la speranza è quella di rivederlo pronto per la Week 1 nel 2018. Partito inizialmente dietro Tom Savage nelle gerarchie degli Houston Texans, Watson ha debuttato già dopo l’intervallo di Week 1 e da allora è diventato fondamentale. L’arrivo di Watson in Texas è stata una benedizione specialmente per coach Bill O’Brien, che dal 2014 al 2017 ha tentato con scarso successo di trovare un buon quarterback tra mestieranti come Fitzpatrick, Mallett, Keenum, Hoyer, Yates, Weeden, Osweiler e appunto Savage. Da titolare, Watson ha condotto Houston a un record di 3-3, ma le sue prestazioni trascendono il record di squadra. 126 su 204 (61.8%) per 1699 yard lanciate più altre 269 yard guadagnate su corsa. E soprattutto 19 TD e un QBR di 81.9: in entrambe le statistiche guida tutti gli altri QB della lega, compresi Brady, Rodgers, Ryan e Roethlisberger. Numeri che un rookie non dovrebbe sognarsi di accumulare nemmeno giocando a Madden. Il suo infortunio ha scatenato una valanga di messaggi di pronta guarigione dai colleghi e gli sportivi di tutto il paese. Fra questi, significativi gli auguri di Teddy Bridgewater, Robert Griffin III e del compagno di squadra JJ Watt – tutti giocatori che in tempi recenti hanno subito gravi infortuni che ne hanno compromesso la carriera. L’infortunio di Watson costringe a diminuire drasticamente quelle che sono le chance di centrare i playoff per i Texans. L’AFC South al momento vede i Tennessee Titans con record di x-x, i Jacksonville Jaguars a y-y, i Texans a z-z e gli inutili Indianapolis Colts a fondo classifica con w-w. Visto quanto poco valgono i Texans senza Watson, viene da immaginare una gara a due fra Titans e Jags. Con un calendario piuttosto semplice per entrambe, la corona divisionale andrà a chi sarà in grado di mostrare maggiore costanza. Sempre col rimpianto di non poter sapere come sarebbe ulteriormente cresciuto Watson. Almeno fino all’anno prossimo.
PAPA DON’T PREACH
Ci sono due cose che l’uomo medio desidera, ma che di questi tempi sono difficili da ottenere: mangiare una buona pizza e ascoltare opinioni educate su temi delicati. Con una sola dichiarazione, John Schnatter, CEO e fondatore del franchising di pizza da asporto Papa John’s, ha reso ancora più evidente di non poter fornire alla cittadinanza USA né l’una ne l’altra. Schnatter ha dichiarato che la protesta dei giocatori NFL durante l’inno americano, iniziata da Colin Kaepernick ormai più di un anno fa, ha avuto un impatto negativo nella sua compagnia, da qualche anno fra gli sponsor ufficiali della NFL. Schnatter ha giustificato il calo di entrate puntando il dito contro il commissioner Roger Goodell, la cui leadership scadente avrebbe colpevolmente lasciato andare avanti la protesta senza imporre la propria posizione di forza. Chi ha scelto di boicottare la NFL per colpa di tali proteste ha verosimilmente esteso il suo boicottaggio ai prodotti e alle marche direttamente associati con essa e in questo senso Schnatter non ha detto nulla di blasfemo. Gli errori in cui è caduto, semmai, sono stati altri. Nel 2012 Schnatter aveva annunciato dubbi nei confronti dell’Obamacare, poiché per fornire copertura sanitaria ai suoi dipendenti avrebbe dovuto alzare i prezzi di ben 14 centesimi a pizza. Nel 2014 è finito nel mirino di alcuni dipendenti scontenti che protestavano il pagamento di un salario al di sotto degli standard legali. Invece di un salario che per lo meno raggiungesse il minimo federale di $7.25/ora, Schnatter avrebbe pagato i suoi autisti per le consegne a domicilio $4.25/ora. Ora, nel 2017, John Schnatter ha commesso il peccato capitale, paradossalmente parallelo a quello di cui molti come lui accusano i giocatori. Insomma, se quelli devono “pensare solo al football,” Papa John dovrebbe “pensare solo alla pizza,” che peraltro non è affatto trascendentale. In un solo giorno dalle sue dichiarazioni, Schnatter ha registrato una perdita di $70M e un crollo in borsa (sì, la pizza è quotata in borsa), con sempre più persone intenzionate a boicottarlo – sia quelle che protestano il suo appoggio all’NFL sia quelle che protestano il suo mancato appoggio ai giocatori. Di certo, il CEO di origine tedesca non avrà comunque problemi a sbarcare il lunario: stando al sito di Forbes, il valore della sua catena di pizza è di circa 3 miliardi di dollari e quello del solo Schnatter si aggira sul miliardo. Il tutto grazie ad un franchising nato quasi per caso nel 1984 da uno sgabuzzino per le scope e che ora conta più di 3300 ristoranti in tutto il territorio USA.
LA CARICA DEI 102
Durante la Week 9 sia i Philadelphia Eagles sia i Los Angeles Rams hanno vinto le rispettive partite, segnando 51 punti ciascuno. Questo fatto, già eccezionale in sé, è ancor più importante se analizzato alla luce dei quarterback che dirigono queste due squadre. Infatti, sia Carson Wentz che Jared Goff sono appena al secondo anno nella lega e stanno sovvertendo i pronostici della vigilia. Per dare una misura della vittoria di Philly, basti pensare che i Denver Broncos non subivano 51 punti da sette anni, quando i Raiders ne appesero addirittura 59 sulla testa di Denver. Certo, i Broncos non sono un ostacolo così impenetrabile come si pensava e la promozione di Brock Osweiler a titolare non ha certo aiutato: 5 partite e 13 intercetti del tragico duo di QB Siemian/Osweiler. Al contrario, Wentz ha dominato la partita con 17 punti già nel primo quarto di una partita chiusa con 199 yard e 4 TD. Philadelphia è a pieno titolo la squadra più in forma non solo del proprio stato – sempre più Wentzylvania 2.0 – non solo della propria division, ma dell’intera NFL. Il loro record non mente: nessun’altra squadra della lega ha un record migliore del 7-1 delle aquile. Fra le squadre che hanno il secondo record migliore della NFL troviamo i Rams di Jared Goff. La loro partita domenicale è stata poco più di una scampagnata contro i derelitti Giants. I newyorkesi hanno un pessimo attacco, il terzo peggiore per punti segnati, ma almeno la difesa fin qui era restata in linea con quanto di buono fatto lo scorso anno, non concedendo mai più di 27 punti nelle precedenti sette partite. Invece, contro l’eclettico attacco comandato da Goff hanno a loro volta subito 51 punti. Il QB ha lanciato per 311 yards e 4 TD, cementando lo status di miglior attacco della lega, in un testa a testa proprio con Philly. Da questa due prestazioni di Wentz e Goff – e in generale dei loro team in questa prima metà di stagione – viene spontaneo chiedersi se dallo scontro fra le due squadre in emergerà la rappresentante della NFC per il Super Bowl LII. Ah, e poi ci sarebbero i Browns, che avrebbero potuto selezionare uno dei due, ma hanno deciso che no, meglio andare oltre.
SAN FRANCISCO ZERO-NINERS
Un anno fa la pessima stagione dei San Francisco 49ers era stata fatta passare in secondo piano rispetto a una notizia ben più succosa, ovvero la già citata protesta di Kap. L’allora QB dei Niners subentrò a metà stagione a Blaine Gabbert e i due portarono al team la miseria di 2 vittorie a fronte di 14 sconfitte. Con 309 punti segnati erano il terzo peggiore attacco della NFC, mentre i 480 incassati li avevano resi la peggior difesa di tutta la NFL. La dirigenza operò in estate un ripulisti davvero radicale: via il GM Trent Baalke, via coach Kelly e con lui quasi la totalità degli allenatori specializzati, via 38 giocatori fra free agent, scambi e tagli, fra cui il nemico pubblico numero 1 Colin Kaepernick. Dentro tanti giovani, in primis il GM Lynch e coach Kyle Shanahan, oltre a giocatori alle prime esperienze NFL. Già alla luce di questa rottamazione in prima regola e con pochi precedenti nella storia non era lecito aspettarsi un miglioramento nelle prestazioni della squadra, ma quello a cui i tifosi stanno assistendo è ai limiti del raccapricciante. I Niners sono arrivati alle soglie della decima settimana con un record di 0-9. Se inizialmente la squadra sembrava eccessivamente penalizzata nel tabellino delle sconfitte (5 delle prime 6 sconfitte sono arrivate con una media di appena 2.6 punti di scarto), i numeri stanno iniziando ad essere impietosi. Come dice l’antico adagio di coach Bill Parcells, “you are what your record says you are.” E il record dice che sono la peggior squadra NFL, in compartecipazione con Cleveland. Al nuovo stadio di Santa Clara, poi, sembra non volersi presentare nessuno, come testimoniato dalla foto. Anche perché lo spettacolo è davvero misero, nonostante il tempo invidiabile. In una mossa per certi versi sorprendente, nell’ultimo giorno di possibili trade il GM Lynch – dopo aver tentato di far arrivare il nativo di San Mateo Tom Brady (!?) – ha portato a casa Jimmy Garoppolo dai New England Patriots. Su di lui la dirigenza conta di costruire la squadra del domani, tanto che starebbero pensando di non farlo nemmeno giocare fino alla fine dell’anno per non bruciarlo. Aspettate un momento! Pessimo record… tifosi in calo… giovane promessa tenuta a riposo precauzionale… Questo modo di fare ha un che di familiare. Che si tratti di un TRUST THE PROCESS californiano??? In effetti, fra Sixers e Niners c’è un parallelo numerico non indifferente. Coincidenze?
MVProf