La Fine di un Mito: Wade a Windy City

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Nel giro degli ultimi due mesi Kobe segna 60 punti, Duncan perde la lotta con Father Time, Durant decide di giocare con Curry e Wade lascia Miami. Eppure, l’ultima era la situazione più impensabile…

C’è un’espressione visivamente molto potente in inglese per esprimere una reazione per qualcosa di improvviso. Si dice “to be blindsided,” ovvero essere colpiti di sorpresa – nel vero senso della parola colpire. E in molti sono stati colpiti da questa notizia del tutto inattesa. Secondo ESPN, Dwyane Wade sarebbe ormai prossimo a firmare coi Chicago Bulls un biennale da $47,5M con player option dopo il primo anno. Questo a seguito di un lungo e doloroso tira e molla con la dirigenza dei Miami Heat che non è riuscita a riportare a casa l’eroe con la maglia numero 3. Pochissimi pensavano che Wade e Miami sarebbero arrivati al divorzio dopo 13 anni di amore giurato, specialmente conoscendo l’uomo Dwyane prima che il giocatore Wade. Proviamo a ragionare con la testa, perché il cuore sarà difficile da convincere.

È una interessante coincidenza che questa vicenda si sia risolta appena tre giorni dopo l’addio di Kevin Durant ai Thunder. Nel precedente articolo, erano stati menzionati cinque aspetti chiave per ogni giocatore NBA: soldi, anelli, rispetto dei propri pari, amore dei fan e record. Si era quindi passati a sottolineare come KD avesse messo in discussione tutto quello che aveva per l’unica cosa che gli mancava, l’anello. Con Wade il discorso parrebbe simile, ma opposto. Sportivamente, lui Schermata 2016-07-07 alle 12.32.22è diventato negli anni sinonimo di Miami a livello (se non più) di Dan Marino e detiene praticamente ogni record nella storia degli Heat, salvo quei pochi scippatigli da LeBron James nel suo periodo a South Beach. Di anelli ne aveva ottenuto uno prima di tutti i soci di quel clamoroso draft del 2003 (beh, Darko Miličić c’era riuscito nel 2004 coi Pistons, ma lo vogliamo seriamente considerare?) ed erano stati gli altri con una mappa incompleta a dover andare a casa sua per avere indicazioni su dove scavare per trovare il tesoro. Dopo altri due anelli, però, continuava a mancare il centesimo per fare la lira o, più propriamente, i milioni. Grazie al sito spotrac.com e con una calcolatrice a portata di mano, è possibile fare i conti in tasca ai giocatori NBA, i cui contratti per regolamento devono essere resi pubblici e garantiti fino all’ultimo verdone. Analizziamo in dettaglio gli emolumenti incassati da Dwyane Wade nel corso della sua carriera NBA, anno per anno e contratto per contratto.

2003 ($12,3M/4 anni): È l’anno del draft e quindi viene firmato per il classico rookie deal di quattro anni. Curiosamente, guadagna circa $1,5M in meno dei “gemellini” LeBron James, Chris BoshCarmelo Anthony.

• 2007 ($43M/3 anni): Primo vero contratto da star. Ma da qui in avanti, è necessario analizzare la cartella clinica di Wade prima di parlare di numeri. Dopo la miracolosa annata 2005-06 culminata col titolo, all’inizio della stagione seguente si infortuna alla spalla e gioca solo 51 partite, venendo poi triturato 4-0 dai Bulls. Impossibile sapere se Pat Riley e Micky Arison (rispettivamente presidente e padrone degli Heat) siano già in ansia per la propensione di Wade agli infortuni. Dopotutto una lussazione non lascia danni permanenti, mentre invece saranno le ginocchia il vero cruccio. Ma è forse anche per quello che firma un contratto al di sotto del valore del mercato.

2010 ($107,5M/6anni): Nella stagione successiva gioca nuovamente solo 51 partite, ma in quelle due che seguono ne salta solo 8 in totale, segno di un ritorno di forma fisica. Nel frattempo, in sordina, si susseguono le chiacchierate fra i super-amici sulla possibilità di formare un dream team. Il quadriennale diventa così triennale dopo che Wade fa opt out e fa spazio a LeBron e Bosh che si uniscono agli Heat. I tre firmano quindi contratti simili ($110/6 anni con clausola di early termination dopo 4 anni), mentre Wade “si accontenta” di qualche milioncino in meno. Per tutti e tre si tratta Boston Celtics v Miami Heatdi un super sconto: in media, i tre guadagnano $15,5M all’anno. Questo concede a Riley di firmare negli anni elementi chiave per la lotta al titolo come Battier, Miller, Allen, Birdman (senza dimenticare i meno riusciti Bibby, Stackhouse, Ilgauskas ed Eddy Curry). Per fare un paragone fra squadroni assemblati in questo decennio, i Brooklyn Nets di Prochorov pagavano di media in quegli anni $21,6M al solo Joe Johnson, che nel primo quadriennio incassava $86,3M contro i $62,4M di Wade.

2014 ($31M/2 anni): Dopo due titoli e quattro finali consecutive, LeBron decide che è il momento di abbandonare una barca che comincia a fare acqua e zompare sul motoscafo Cavs che, grazie al buco in cui erano nel frattempo sprofondati, si erano assicurate due prime scelte assolute in Kyrie Irving e Andrew Wiggins. A fare opt out sono così tutti e tre, ma per ragioni diverse. Wade capisce la necessità di sostituire un quattro volte MVP e, per dar modo alla dirigenza di Dwyane-Wade-injury.jpgfirmare Luol Deng e altri rimpiazzi, rinuncia ai restanti $45M in favore di un contratto di uguale durata, ma che meno pesa sul cap della squadra. Nell’era Big 3, Wade aveva saltato complessivamente la bellezza di 93 partite – non per gravi infortuni, ma per un piano di manutenzione pensato per conservarne le ginocchia malandate in vista dei playoff, che invece giocò da cima a fondo. Ma ora che si appresta a spegnere 33 candeline ciò pone un’ombra sulla sua tenuta futura e sui futuri contratti.

2015 ($20M/1 anno): Wade effettua un nuovo opt out dopo aver guadagnato 15 dei $31M gatantiti; rinuncia ai restanti 16, ma rifirma a quattro in più di quelli che gli sarebbero stati garantiti. Il clan Wade comincia a lanciare un messaggio alla nave madre: il periodo dei saldi è finito. Anche perché nel frattempo gli Heat hanno maxato Bosh ($118,7/5 anni), lanciando a CB il segnale che da terzo violino era il caso di passare a secondo chitarrista e di riflesso a Wade che i big money non se li sarebbe beccati lui.

2016 (Ø): L’anno della svolta. Di nuovo, leggiamo cosa ha detto il campo prima di tutto. Dopo una stagione tutto sommato sana in cui gioca 74 partite, Dwyane Wade manda indietro l’orologio e si trasforma in Father Prime, caricandosi sulle spalle una città e portando una Miami incerottata a giocarsi una Gara 7 a Toronto. Tradotto in numeri, in 14 gare di post-season tira col 47% dal campo, che diventa 49% di percentuale reale, siccome si inventa pure tiratore dalla distanza con uno strabiliante 52% da 3 in una Miami stra-ultima nella lega per triple a referto. Mantiene medie di 21.4 punti, 5.6 rimbalzi e 4.3 assist, conditi da quasi una stoppata e una rubata ad allacciata di scarpa.

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Contrattualmente parlando, ha il coltello dalla parte del manico. Non solo si è riguadagnato lo status di guardia #1 ad est, anche grazie alle imbarazzanti prestazioni del dirimpettaio DeMar DeRozan, ma per di più torna free agent nell’anno in cui si prospetta che il cap passerà da $70M a $94M – un aumento di più del 30%. Seppure in vacanza con la divina Gabrielle Union, Wade deve aver dato un’occhiata o due alle notizie di mercato. Qualche esempio relativamente ai pari ruolo:

– Evan Turner $70M/4 anni con Portland
– Evan Fournier $85/5 anni con Orlando
– Bradley Beal $128M/5 anni con Washington
– Demar Derozan $145/5 anni con Toronto

In totale, siamo sui $428M e noccioline garantiti. Partecipazioni all’All Star game combinate? Due, entrambe da Derozan. Quintetti All-NBA? Zero. Titoli di conference? Zero. Titoli NBA? Zero. A maggior ragione, numeri e curriculum alla mano, Wade vuole essere pagato per gli sforzi profusi dentro e fuori dal campo. Riley ha altri piani. Il buon Pat mette la firma di Hassan Whiteside come priorità, seguita dal vano corteggiamento agli Hamptons di KD. In terza posizione, rifirmare la faccia della franchigia con un contratto annuale di $10M. Vedersi dimezzare la busta paga deve essere parso a Wade il più grande degli insulti, in special modo in un clima in cui anche l’ultimo dei panchinari riesce a strappare il contratto della vita – come la sua riserva Tyler Johnson a cui i Nets hanno promesso 4 anni a $50M. Quale superstar è disposta a prendere meno del suo back-up?

Il resto è storia recente. Rifiuta anche un biennale da $40M e fa spargere voce della sua disponibilità a sentire altre offerte. Milwaukee, Denver, Cleveland e New York si fiondano come un orso sul miele. Ognuno pensa di avere una carta da giocarsi, rispettivamente la vicinanza con l’alma mater Marquette, un ricco triennale, una rimpatriata con LBJ e il fascino della Grande Mela. Ma Wade era il primo e più grande esempio di Heat Lifer, membro della famiglia Heat per tutta la vita. Serviva di più. Serviva mirare al cuore dell’uomo.IMG_6069.PNG In questo unico spiraglio rimasto aperto si fiondano i Chicago Bulls. Perso l’idolo di casa Derrick Rose in un apparente tentativo di rebuilding, si ritrovano ora in grembo un altro idolo di casa, quel Dwyane Wade che già nel 2010 aveva dato udienza agli emissari Bulls, ma senza esito. Stavolta il copione è diverso e lui accetta. Accetta perché è la sua città. Accetta perché è una nuova sfida. Accetta perché si sente finalmente rispettato e di nuovo una priorità per qualcuno.

Se siete stati attenti fin qui, vi starete facendo una domanda. “Ma Wade non va a Chicago con un contratto per per cifre e durata quasi identico a quello che gli avrebbe assicurato Miami? E tu non avevi detto che Wade se ne andava per soldi? E dire che mi avevi quasi convinto!” Grazie per la domanda. Non serve un genio della matematica per capire che in questi 13 anni con gli Heat Dwyane Wade abbia rinunciato a una cifra che si aggira fra i 30 e i 40 milioni di dollari. C’è poi da aggiungere che in carriera non è mai stato il giocatore più pagato del roster, ma lo sarà ora, a 34 anni, a Chicago. Per carità, non ha fatto la fame e in cambio ne hanno guadagnato la sua legacy e la sua bacheca dei trofei. Ma quest’uomo ha portato con sé Bosh e LeBron, due futuri Hall of Famer che si sono fidati del suo pedigree da vincente e che nelle foto ufficiali stavano sempre ai suoi lati, quali simbolici pretoriani dell’imperatore. Quest’uomo è un 3 volte campione NBA. Un MVP delle Finals. Un 12 volte All Star. Presente in 8 quintetti All-NBA e 3 All-Defensive Team e il miglior stoppatore sotto i due metri della storia. Quest’uomo avrà pronta una statua fuori dall’American Airlines Arena il giorno che si ritirerà, che in tutta probabilità lo ritrarrà in uno dei suoi letali crossover o eurostep. A un Kobe Bryant al tramonto la dirigenza Lakers assicurò un biennale da $50M; per la franchigia fu una scelta sanguinosa, ma noi fan siamo stati ripagati da quegli indimenticabili 60 punti contro i Jazz che hanno cancellato l’immagine di una superstar ormai senza forze. Con un fisico ben più sano del Mamba, Wade cercava la stessa cosa, un contratto simbolico per ricompensarlo di tutto, per aver reso quel pezzetto di Florida la Miami-Wade County. Ma si sa, il padrino Pat Riley non fa prigionieri. Ecco, infine, perché Wade ha fatto le valigie: per mancanza di riconoscenza.

Io sono un romantico e voglio credere che Wade tornerà, che giocherà la sua ultima partita della vita in maglia Heat e che poi entrerà nello staff tecnico. Nel frattempo, tutti i fan colpiti dalla nostalgia più canaglia che esista continueranno a guardare in loop uno dei video più memorabili con protagonista Dwyane “Flash” Wade. Anno 2009. Partita contro i Bulls. Secondo overtime. 127-127. *meno 11* Palla a Chicago *meno 6* John Salmons fa per attaccare il ferro verso destra, ma Wade dal lato debole capisce tutto e lo blitza *meno 3* Wade corre in campo aperto *meno 1* tripla in corsa su una gamba sola *sirena* SWISHHH… In piena foga agonistica Flash sale sul tavolo dei commentatori ed esplode in un “This is my house!” mentre uno sconsolato Brad Miller impreca, “F**k bro!” Oggi in molti ci sentiamo un po’ Brad Miller. F**k bro, ci mancherai Dwyane. But this will always be YOUR house!

P.S. Solo un’ultima cosa, Pat. Ora vedi di rifirmare Udonis, altrimenti è guerra civile!

MVProf

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