Gli Affari dell’Estate: Northwest Division (WEST)
Analisi division per division di tutte le squadre della NBA
Fra parentesi sono indicati il piazzamento nella conference e il record totale dello scorso anno, in base al quale le squadre sono state classificate nel presente articolo. Le novità in quintetto sono in maiuscolo e le formazioni indicate sono solo una scelta arbitraria dei migliori cinque giocatori in ogni ruolo presenti ad oggi nel roster.
UTA (5° W @ 51-31): RUBIO, Hood, Ingles, Favors, Gobert – Coach Snyder
Innesti importanti: Rubio
Cessioni importanti: Hill, Hayward, Diaw
Analisi: Dalle stelle alle stalle il passo è notoriamente breve. Nella division che promette di essere la più agguerrita ad ovest e forse dell’intera NBA, Utah rischia forte. Lo scorso anno i Jazz hanno avuto un’ottima annata, il cui record ha rappresentato il risultato migliore dalla stagione 2009-10 e le cui 51 vittorie ha pareggiato quelle dei Cavs. Il risultato rappresenta un crescendo prepotente da quando Gordon Hayward era stato messo a centro del progetto. In offseason però l’ex Butler ha preferito Boston a Salt Lake City. I Jazz ora, perso l’uomo-chiave, proveranno ad affidarsi ad un sistema di gioco collaudato piuttosto che a nuovo condottiero. La banda di coach Snyder resterà ancora più fedele al credo defense-first, che lo scorso anno ha portato al terzo defensive rating della lega. Le individualità convincono meno. La palma di miglior giocatore in squadra passa a “Mr. Emoji” Rudy Gobert, secondo nella graduatoria di DPOY e àncora del pitturato. A dar man forte è arrivato Sefolosha per garantire continuità difensiva, ma non certo punti. Quello che preoccupa è infatti l’attacco. Nel ruolo di play, fuori Hill e dentro Rubio: dove la squadra guadagna in assist, perde in tiro, specialmente da tre. Fra i due ballano infatti 6-7 punti a partita, senza contare che l’emorragia portata dall’addio dei 22 di media di Hayward non è stata tamponata. Hood dovrà salire di giri per rimediare. Fra le ali, da verificare Ingles, pagato $52M più che altro per attirare Hayward, e Joe Johnson, che ha già 16 stagione sulle spalle. La storia insegna che in NBA serve almeno una stella assoluta per centrare gli obiettivi: Utah tenterà di sovvertire questa legge.
OKC (6° W @ 47-35): Westbrook, Roberson, GEORGE, ANTHONY, Adams – Coach Donovan
Innesti importanti: George, Anthony
Cessioni importanti: Oladipo, Kanter
Analisi: Offseason storica dei Thunder. Sam Presti si è confermato nel gotha dei dirigenti NBA, non avendo avuto paura di osare dove gli altri non avevano avuto il coraggio di metter mano. Sui futuri successi di OKC pesa il “vorrei ma non posso” di squadre come Celtics, Cavs e Rockets. I primi non si sono fidati ad andare all-in su Paul George, che poi Presti ha scippato a Indiana. Da questa settimana poi anche l’incappucciato Carmelo Anthony è un membro dei Thunder. Con lui hanno flirtato a lungo Cleveland e Houston, ma solo OKC ha premuto il grilletto. Facendo due conti, come un novello Re Mida, Presti ha trasformato quattro giocatori marginali in due All Star come PG13 e ‘Melo. Ultima notizia in ordine di tempo è il rinnovo di Russell Westbrook, con l’MVP che ha posto una firma al massimo consentito – $205M fino al 2023. A dare man forte ai tre, Roberson e Adams confermatissimi in quintetto, con Felton, Patterson e Abrines dalla panchina. Per tutti questi motivi, OKC si prepara a vivere una stagione da assoluta protagonista. Se una critica può essere mossa al management dei Thunder è che fare all-in sul presente può creare grosse incognite nel futuro. Due i possibili scenari: mantenere insieme per il 2018-19 l’attuale nucleo costerà sui $65M solo di luxury tax. In alternativa, andranno scaricati pezzi da novanta, considerando che il solo Westbrook sarà a libro paga per più di un terzo del totale del cap.
POR (8° W @ 41-41): Lillard, McCollum, Harkless, Aminu, Nurkic – Coach Stotts
Innesti importanti: N/A
Cessioni importanti: Crabbe
Analisi: I Blazer rappresentano il classico esempio di squadra giusta nel posto sbagliato. Se solo la squadra giocasse a Portland, Maine invece che a Portland, Oregon, le ambizioni sarebbero altre. Pensiero che anche a livello personale deve condividere anche Damian Lillard, da due anni fuori dall’All Star Game (e dal team nazionale). Con CJ McCollum il play continuerà ad essere parte di uno dei migliori backcourt NBA, ma le certezze dei Blazers si concludono più o meno qua. Rispetto allo stesso anno, mancherà Crabbe, scaricato in offseason ai Nets per colpa di un monte salariale insostenibile per il pur ricchissimo Paul Allen. Il più importante rinforzo è il ritorno di Jusuf Nurkic, arrivato a febbraio da Denver e fermatosi meno di due mesi dopo. Col centro bosniaco titolare, Portland ha registrato un record di 14-5 e rinvigorito le proprie quotazioni. Campione statistico che, per quanto limitato, fa ben sperare. Se fosse andato in porto il colpo Anthony, corteggiato a lungo e spudoratamente, il parere sulla stagione dei Blazers che sta per iniziare sarebbe ben più favorevole. Tolti i tre già citati, né il resto del quintetto né la panchina danno certezze, tranne forse il rookie Caleb Swanigan che può aiutare da subito. Allo stato attuale delle cose, la corsa alla postseason di Portland si scontra con la realtà di molte squadre alle loro spalle che si sono rinforzate (Lakers, Pelicans, Nuggets, T’Wolves…).
DEN (9° W @ 40-42): Murray, Harris, Chandler, MILLSAP, Jokic – Coach Malone
Innesti importanti: Millsap
Cessioni importanti: Gallinari
Analisi: Denver appare una squadra circondata da molti punti interrogativi. La prima questione aperta riguarda il ruolo di playmaker titolare, con Murray e Mudiay in sfida diretta. Non è un caso che ad unire i due ci siano identico ruolo e selezione al draft (1° turno, 7ª chiamata): l’ex Kentucky è stato scelto l’anno scorso proprio perché in precedenza Mudiay non aveva convinto appieno. Dietro di loro c’è il 35enne Nelson, non tanto per rubare loro il posto, ma per insegnare i rudimenti del ruolo. I Nuggets sembrano quindi ricaduti nella stessa trappola in cui si sono trovati nel dover gestire la coesistenza di Nurkic e Jokic. Ottimi ma incompatibili, il primo è stato girato a Portland e il secondo è ad oggi una delle poche certezze della squadra. Macchina da doppia-doppia col vezzo delle triple-doppie – nonché 2° classificato fra i Most Improved – sarà affiancato da Paul Millsap, appena giunto in Colorado. L’ex Jazz e Hawks porta solidità e rendimento costanti, che uniti alla classe di Jokic rendono il frontcourt dei Nuggets molto temibile. La grande profondità fra i lunghi è pagata con una coperta corta nel ruolo di ala piccola. Anzi, minuscola. Perso Danilo Gallinari, Wilson Chandler è l’unico giocatore di ruolo presente nel roster e dalla sua 10° stagione NBA non è lecito aspettarsi un ulteriore salto di qualità. Lecito aspettarsi quindi che il GM ex Fortitudo Karnišovas muova uno dei lunghi e/o uno dei play per riequilibrare il team. Al momento, Denver ha senz’altro molto talento, ma è troppo sbilanciata per essere giudicata una certezza per rientrare tra le prime otto.
MIN (13° W @ 31-51): TEAGUE, BUTLER, Wiggins, GIBSON, Towns – Coach Thibodeau
Innesti importanti: Teague, Butler, Gibson, Crawford
Cessioni importanti: Rubio, LaVine
Analisi: La fame di playoff dei lupi sembra finalmente destinata ad essere placata. In offseason i Timberwolves hanno agito tanto e bene sul roster, a cominciare dalla posizione di playmaker. Teague ha rilevato Rubio dopo 6 stagioni e da lui ci si aspetta un deciso upgrade nel tiro perimetrale, specie perché ne avrà a disposizione molti e con spazio. Questo perché l’arrivo in Minnesota di Jimmy Butler ha fornito alla squadra quella leadership ed esperienza che mancavano come il pane. L’ex Bulls va a tappare due grandi falle. La sua familiarità con i sistemi difensivi di coach Thibodeau porterà il team a registrare ad un immediato upgrade difensivo. Inoltre, il gene clutch di Butler aiuterà Minnie a chiudere vittoriosa le partite con finale punto a punto, dopo averne vinte appena 15 su 45 nel 2016-17. Butler completerà con Karl-Anthony Towns ed Andrew Wiggins un eccellente trio. KAT è ad oggi il miglior centro in NBA, mente Wiggins sta entrando nell’élite delle ali piccole. Per la panchina fondamentale l’arrivo del veterano Jamal Crawford, mentre Gibson (altro elemento scuola Thibs) contenderà a Dieng il ruolo di titolare tutto rimbalzi e difesa. Per tutti questi motivi, sembra ormai scritto che per la prima volta dal 2004 i T’Wolves centreranno l’accesso ai playoff. Dovendo individuare un nodo da sciogliere, il dito va puntato sulle tante novità nel roster, con tre quinti del quintetto più J-Crossover che dovranno trovare in fretta la giusta chimica di squadra. Minnie appare uno scalino sotto solo alle regine dell’ovest, ma quelle 50 vittorie in proiezione che molti le attribuiscono vanno ancora sudate e conquistate sul parquet.
MVProf