Gli Affari dell’Estate: Central Division (EAST)
Analisi division per division di tutte le squadre della NBA
Seconda edizione dell’analisi di tutte le squadre NBA una division alla volta. Fra parentesi sono indicati il piazzamento nella conference e il record totale dello scorso anno, in base al quale le squadre sono state classificate nel presente articolo. Le novità in quintetto sono in maiuscolo e le formazioni indicate sono basate sui cinque migliori giocatori per ogni ruolo presenti ad oggi nel roster.
CLE (2° E @ 51-31): THOMAS, Smith, James, Thompson, Love – Coach Lue
Innesti importanti: I. Thomas, Crowder, Rose
Cessioni importanti: Irving
Analisi: Gli analisti sportivi si stanno ancora interrogando su quanto e chi ci abbia guadagnato nella trade che ha allontanato lo scontento Kyrie Irving da Cleveland e ha portato in dote, fra le altre cose, Isaiah Thomas. A tale riguardo, però, esiste già un articolo ad hoc. È più interessante in questa sede dare un’occhiata d’insieme alla nuova versione dei Cavs. Gli ultimi report indicano che Thomas dovrebbe restare a riposo a lungo per i suoi problemi all’anca. Si vocifera fino a gennaio, il che nulla vieta che ciò diventi addirittura una data post-All Star Game. I Cavs sono giustamente dell’idea che anche l’ottavo seed non porrebbe grossi ostacoli al raggiungimento delle finali ad est e, nonostante Boston abbia effettuato un upgrade deciso, le Finals. Il motivo principale è che LeBron James resta il migliore giocatore ad est – e non di poco. Per di più i nuovi Cavs hanno una profondità della panchina per certi versi inedita. Oltre ai confermati (ma anzianotti) Korver, Frye e Jefferson, sono arrivati Rose, Crowder e Jeff Green. Nessuno dei tre sposterà gli equilibri singolarmente, ma dovrebbero garantire più solidità al secondo quintetto, circostanza ancora più importante in assenza di IT. L’ex MVP dei Bulls partirà titolare e con Thomas già ai box vale la pena seguire da vicino quella che sarà la sua annata. Fari puntati anche su Dwyane Wade, ai ferri corti con Chicago. Fra l’amicizia di lungo corso con LBJ e gli ultimi video di allenamento che li ritraggono insieme, non è da escludere un suo arrivo a stagione inoltrata.
MIL (6° E @ 42-40): Brogdon, Snell, Antetokounmpo, Parker, Monroe – Coach Kidd
Innesti importanti: N/A
Cessioni importanti: N/A
Analisi: In un est in continuo mutamento, i Bucks sono passati ad est dalla 12ª posizione del 2016 alla 6ª nel corso dell’ultima stagione. Anche se il detto vuole che la squadra che non si cambia è quella che vince, Milwaukee non è fin qui parsa intenzionata ad alcun tipo di cambiamento. Anche restando identici, nella stagione che sta per iniziare possono anche ambire al vantaggio campo nei playoff. La sorpresa dello scorso anno è stata Malcolm Brogdon, play da Virginia scelto al secondo turno che da dark horse assoluto è arrivato a vincere il premio di Rookie of the Year. Ancor più di lui, la certezza dei daini ha il nome che nessun telecronista vorrebbe pronunciare durante un’azione concitata. Giannis Antetokounmpo sta crescendo di anno in anno e non c’è da stupirsi se le sue quotazioni da MVP subiranno la stessa impennata. Tolti loro due e la saggia guida di coach Kidd, i Bucks potrebbero migliorare eccome. Il buco più evidente è quello nella posizione di guardia, dove Tony Snell occupa quella posizione che l’estate scorsa i Bucks avevano sognato potesse ricoprire Wade. Monroe resta un centro cui si accompagnano molti dubbi ed è non da ieri sul mercato – magari pedina di scambio proprio in cambio di una SG. Abbastanza nebulosa la situazione di Jabari Parker, ex seconda scelta assoluta nel 2014. Pur avendo condotto una prima parte di stagione da All Star, il secondo crociato saltato nel ginocchio sinistro in tre anni ha di nuovo concluso la sua annata in maniera anticipata. 94 partite saltate nella sua pur giovane carriera non hanno comunque fermato l’ex Duke dal chiedere un rinnovo al massimo salariale e anche per questo i Bucks potrebbero decidere di muoverlo altrove.
IND (7° E @ 42-40): COLLISON, OLADIPO, BOGDANOVIC, Young, Turner – Coach McMillan
Innesti importanti: Oladipo, Sabonis
Cessioni importanti: George, Teague
Analisi: Per tutti i vacanzieri che si rammaricano per la fine dell’estate, i Pacers sicuramente sono ben contenti che si sia conclusa. Il gioiello della corona, Paul George, non c’è più e l’addio è stato – se non burrascoso – quantomeno gestito male. Sia dal giocatore, che parlando apertamente di voler cambiare aria ha di molto svalutato il suo cartellino, sia dalla società, che con l’ansia di voltare pagina in fretta ha concluso un affare piuttosto discutibile. Contestualmente all’addio anche di Teague, la squadra che per molti lo scorso anno poteva essere la scheggia impazzita dei playoff è ora una da lottery. Dei futuri titolari, Collison è play itinerante poco incline al gioco di squadra, Oladipo un giocatore che ha ancora tanto da dimostrare e Bogdanovic semplicemente non il Bogdanovic forte (Bojan, più scarso di Bogdan). Young e Tuner sono lunghi di talento, ma pur sempre all’interno di un’NBA dominata dagli esterni e dal gioco perimetrale. La cosa migliore che Indy può fare è continuare il reboot cercando scelte al draft e litigarsi coi Nets il fondo della Eastern Conference. Oh, però le nuove jersey sono molto belle, se non altro.
CHI (8° E @ 41-41): DUNN, Wade, LAVINE, Portis, R. Lopez – Coach Hoiberg
Innesti importanti: Dunn, Lavine
Cessioni importanti: Rondo, Butler
Analisi: Dopo un anno passato a tentare di rimandare l’inevitabile, anche i Bulls condividono coi Pacers un futuro da zone meno nobili della classifica. Scambiato Jimmy Butler con Minnie, i Bulls hanno se non altro tempo per valutare i propri giovani e capire su quali di essi ricostruire il futuro. L’addio di Jimmy Buckets ha portato in dote due giocatori tutti da scoprire. Lavine ha dimostrato lo scorso anno di essere più di uno schiacciatore di professione, tenendo quasi 20pts di media e lavorando su un più che rispettabile jumper. L’infortunio al crociato ne ha fermato la stagione sul più bello e, con la free agency lontana appena un anno, Chicago ha solo pochi mesi per valutarne la futuribilità. Dunn ha subito la classica condanna degli pseudo-esperti di NCAA. Considerato da tanti il miglior play della classe del 2016, ha addirittura rialzato le basse quotazioni di Rubio, che lo ha chiuso nel ruolo e relegato in panchina. Come già accennato sopra, il ruolo di Wade ai Bulls è quello di un morto che cammina per le strade della Windy City. Dal totale ringiovanimento e rivalutazione del roster passa molto del futuro di una franchigia che nel dopo MJ non ha ancora trovato una dimensione stabile. Il peccato originale resta quello di non aver saputo gestire il post-Rose (che comunque è stato una discreta botta ai sogni di gloria) e aver tardato colpevolmente un rebuilding inevitabile. Doug Collins è appena arrivato in città a dar manforte al duo Gar Forman e John Paxson, che dopo gli ultimi anni di strategie rivedibili rischiano di essere presi a uova marce ogni volta che si fanno vedere in pubblico…
DET (10° E @ 37-45): Jackson, BRADLEY, Harris, Leuer, Drummond – Coach S.V.Gundy
Innesti importanti: Bradley
Cessioni importanti: Caldwell-Pope, Morris
Analisi: Nonostante la delusione dello scorso anno, improvvisamente le quotazioni di Detroit rischiano davvero di tornare alla ribalta, anche se più per demeriti altrui che altro. KCP è stato perso principalmente per questioni di bilancio, ma arrivare quasi per caso ad Avery Bradley è stata un’ottima acquisizione, per quanto a fine anno anche lui passerà alla cassa. Con le due sopracitate compagne di division indebolite, i Pistons potrebbero portare a termine una scalata agli ultimi posti disponibili per i playoff, a patto che le proprie stelle ingranino le marce alte. Jackson e Drummond non sono mai stati scambiati per Nash e Stoudemire, ma da loro due era lecito aspettarsi una crescita che l’anno scorso è invece mancata. Dalla panchina due elementi interessanti. Boban Marjanovic, fra i castigatori della nazionale di Messina agli Europei, ha doti di passatore sopra la media per i suoi due metri e venti: chissà che Van Gundy non riesca a ritagliare per lui un minutaggio più importante degli 8′ dello scorso anno. Speranze puntate anche sul rookie Luke Kennard, bianco tiratore da Duke che promette di fare meglio dei suoi “cloni” Blue Devil del recente passato come Kyle Singler e Ryan Kelly. Nota a margine, i Pistons tornano a downtown dopo gli anni a Auburn Hills e giocheranno nella nuovissima Little Caesars Arena. La possibilità di attirare più spettatori e riaccendere il fuoco del tifo è una circostanza non da poco, visto che negli ultimi anni la squadra occupava continuativamente le ultime posizioni come pubblico pagante.
MVProf