The Magic Hour 2.0
Magic è tornato: l’ex play giallo-viola è il nuovo presidente dei Lakers. Buona o cattiva mossa? I fatti dimostrano che non è una chiamata semplice
È notizia fresca di questa settimana: Earvin “Magic” Johnson è il nuovo presidente dei Los Angeles Lakers. La mossa ha avuto come effetto domino il licenziamento del GM di lungo corso Mitch Kupchak così come quello del vice presidente esecutivo Jim Buss. A comunicare la decisione è stata la sorella di quest’ultimo, Jeanie Buss, che a sua volta in società si occupa del lato relativo al business della franchigia. La Buss e Johnson si sarebbero riavvicinati ad una cena avvnuta dopo la rottura di lei con il maestro Zen Phil Jackson, e da lì pare che la conversazione sia virata sul basket, piantando il primo seme per una futura collaborazione. Jim Buss, che nel 2014 aveva promesso pubblicamente che si sarebbe sollevato da solo dal suo ruolo qualora i Lakers non fossero stati in grado di competere in maniera seria ai playoff entro tre anni, resterà in società come co-proprietario. Dopo la morte del padre e storico proprietario dei Lakers Jerry Buss, la franchigia è stata data in mano ai suoi figli, con risultati tutt’altro che esaltanti. Dalla sua scomparsa nel febbraio 2013, i Lakers sono stati l’ombra della franchigia che ha dominato la scena della NBA per decadi.
Il primo segnale di cedimento è stato il contrattone di $48.5M consegnato ad un 35enne Kobe Bryant in novembre, dopo che lo stesso Mamba in aprile si era procurato la rottura del tendine d’Achille. Da allora, i Lakers non hanno più centrato i playoff, cosa che erano riusciti invece a fare consecutivamente dalla stagione 2004-05. Peggio ancora, ogni anno i Lakers hanno dovuto aggiornare la statistica relativa alla peggior stagione della propria storia, affondando di anno in anno e registrando rispettivamente 27, 21 e 17 vittorie nei tre anni successivi. Da ricordare che l’anno scorso è stato l’anno del Farewell Tour di Kobe – forse dovuto, certamente male orchestrato. Nel 2016-17 sono attualmente 14° ad ovest con un record di 19-39. Vista la chiara impossibilità di centrare il playoff nemmeno quest’anno, Jeanie ha deciso di sollevare il fratello dall’incarico anzi tempo, forse temendo che lo stesso si sarebbe rimangiato la parola a stagione conclusa.
L’arrivo di Magic si configura per lo più come una promozione che come un’assunzione vera e propria. Infatti, proprio all’inizio di febbraio Magic era stato introdotto nella famiglia Lakers come consulente. Già a quel punto in molti avevano intravisto la possibilità di una scalata ai Lakers da parte di Magic, ma il tempismo di questa notizia è quantomeno insolito. Il fatto che l’avvicendamento sia stato annunciato il 21 febbraio e che la trade deadline fosse il 23 dello stesso mese, induce a pensare che Jeanie e Magic abbiano deciso di accorciare i tempi per paura di qualche operazione di mercato scellerata che stava per andare in porto attraverso l’azione di Kupchak e/o Jim Buss. Naturale pensare che possa trattarsi di una possibile trade coi Sacramento Kings per Demarcus Cousins: i Lakers potrebbero aver offerto qualcosa come Ingram, Randle/Nance jr e una seconda scelta per Cousins (i Lakers al tempo non avevano una prima scelta da includere per il 2017, ndr). Che sia per la volontà di tenersi stretto Ingram o di non accollarsi un potenziale peso come Cousins, è lecito supporre che Jeanie abbia fatto cadere preventivamente le teste di fratello e GM in accordo con Magic.
Solo così si può spiegare una tempistica tanto sospetta. In soli due giorni come presidente, Magic non ha avuto il tempo di orchestrare alcuna magia, se non scambiare il sesto uomo Lou Williams con gli Houston Rockets in cambio di Corey Brewer e soprattutto una scelta al primo giro. Pur essendo realisticamente una scelta del tardo primo giro, la buona notizia per i Lakers è che si sono liberati di un pur ottimo giocatore benché 30enne e si sono riappropriati di una prima scelta. Di certo non hanno giocato a favore dei predecessori i contrattoni a Deng (4 anni/$72M) e Mozgov (4 anni/$64M), ad oggi e per molto tempo difficilmente scaricabili a qualche altro team ancora più disastrato. La buona notizia per Magic è che peggio di quanto fatto da Jim Buss sarà difficile fare (e quando si trattava di criticare quest’ultimo, Magic è sempre stato in prima linea). Inoltre Magic è indissolubilmente sinonimo stesso dei Lakers: 12 volte All Star in 13 anni ai Lakers, 5 titoli e le redini dell’era dello Showtime. Se è vero che Pat Riley convinse LeBron James a firmare con i Miami Heat lanciandogli sul tavolo tutti i suoi anelli conquistati in carriera come prova del suo successo (e al tempo LBJ ancora inseguiva il su primo), non c’è dubbio che Magic abbia altrettanto carisma e credenziali. Ciò semplificherà le trattative con futuri free agent di prim’ordine, dopo che star come LaMarcus Aldridge e Kevin Durant negli ultimi anni nemmeno si sono voluti sedere al tavol delle trattative coi giallo-viola.
C’è un solo caveat a tutto ciò: siamo sicuri che Magic potrà essere un buon presidente? Avere stregato il modo con un pallone non significa necessariamente diventare un altrettanto ottimo dirigente o allenatore. Prendiamo Diego Maradona, forse il più grande giocatore di calcio di sempre, eppure allenatore impresentabile con l’albiceleste. Lo stesso Michael Jordan ha combinato una lunga serie di disastri come proprietario dei Charlotte Bobcats/Hornets. Questa non è la prima reincarnazione di Magic post-ritiro. Nel 1994 i Lakers tentarono una disperata rimonta per il treno dei playoff assumendo Magic come allenatore; in 16 partite ebbe un record di 5-11 e il troppo stress fu la ragione addotta per un suo mancato ritorno l’anno seguente. Dopo un fallimento anche come conduttore dello show “The Magic Hour,” Magic espanse i suoi orizzonti con svariate investimenti nei più diversi settori, dal fitness al cinema, dalla musica all’e-commerce. Egli è inoltre co-proprietario delle Los Angeles Sparks (WNBA), dei Los Angeles Dodgers (MLB) e dei futuri Los Angeles Football Club (MLS). Con tanti affari è lecito attendersi qualche investimento meno riuscito di altri, ma la mole di business che più o meno indirettamente dovrà curare sono un’enormità. E fino a che punto i Lakers saranno una sua priorità?
Dopo la trade di Williams, la seconda mossa come presidente è stata quella di assumere Rob Pelinka come nuovo GM. Pelinka è un famoso avvocato e agente di giocatori, fra cui figurano James Harden, Andre Iguodala e Andre Drummond, ma è soprattutto diventato famoso come agente di Kobe Bryant. Quest’assunzione ha fatto alzare qualche sopracciglio a coloro i quali hanno visto la mossa come un inside job giallo-viola che non ha lasciato il minimo margine di manovra ad altri aspiranti GM. In più, in quanto agente, Pelinka è certamente bravo ad individuare i migliori talenti usciti dal college attraverso cui guadagnare fior di milioni, ma, data l’assenza di esperienza come membro di un front office, come essere certi che sarà in grado di mettere insieme un roster organico e competitivo, più che una raccolta di figurine? Trovare supporto in Magic sarà un’ovvia strategia; eppure il giudizio di Magic circa molti giocatori NBA si è rivelato erroneo se non addirittura risibile. Come capita sovente ad un altro uomo che di mestiere fa il presidente, anche Magic utilizza Twitter per esprimere le sue opinioni. Fra i tweet meno azzeccati figurano gli elogi al backcourt dei Bulls Rondo/Wade/MCW, le lodi a Jimmer Fredette (qui i suoi ultimi “exploit” cinesi) e l’idea che Brandon Knight fosse materiale per una prima scelta assoluta (stesso draft e stessa posizione in campo di Kyrie Irving, vale ricordarlo). Insomma, pur fra dubbi e incertezze, è arrivata l’ora di Magic: speriamo solo che abbia più magia e durata del suo talk show.
MVProf