7 a settimana – week 5
Ogni settimana tratteremo sette spunti di riflessione più o meno seri donatici dalla National Football League
E ALLA FINE RIMASERO SOLI – Nella settimana che vede le cadute di Denver (23-16 contro la bollente Atlanta, ma senza Siemian in regia) e Philadelphia (24-23 contro una Detroit poco disposta a fare da sparring partner), i Minnesota Vikings battono 31-13 gli Houston Texans e restano l’unica squadra imbattuta della NFL. Dopo Bridgewater in preseason, Peterson in week 2, Kalil in week 3, Diggs dopo la week 4, ora anche il left tackle titolare Andre Smith ha patito un grave infortunio e finirà sotto i ferri in settimana. Quindi capirete perché il titolo è ambivalente: i Vikes rimangono i soli senza sconfitte, ma presto rimarranno anche senza giocatori, di questo ritmo. Sam Bradford continua a impressionare per costanza e affidabilità (22 su 30 per 271 yards e 2TD), trovando nell’undrafted Thielen l’ennesima freccia all’arco di Zimmer, vero e proprio guru che finalmente inizia a ricevere i proclami che merita. Dopotutto però, la difesa resta intatta e continua a dominare la scena. I pericolosi Fuller e Hopkins sono stati tenuti a zero yard e zero ricezioni nel primo tempo (benché due PI di Xavier Rhodes abbiano fatto conquistare indirettamente a Hopkins una cinquantina di yard – ovviamente non-fantasy). I due sono le ultime vittime illustri di una difesa che ad oggi ha affrontato e annullato i duo Mariota/Johnson (TEN), Newton/Benjamin (CAR), Rodgers/Nelson (GB) e Manning/Beckham (NYG). Per i detrattori di Minnesota prego controllare il curriculum dei nomi appena citati. Per Houston, situazione spinosa per Brock Osweiler (19 su 42 per 184 yard, passer rating di 56.1), che lancia a Sandejo il settimo intercetto della stagione, uno in più dei suoi TD. Fin qui, il salato ($72M) esperimento texano non pare riuscitissimo, specie in una domenica dove l’ex Hoyer dà buoni motivi a John Fox per tenere Jay Cutler fisso in panca. E rimpiangere Hoyer vuol proprio dire essere alla canna del gas. I Texans iniziano 0 of 11 sui terzi down, riuscendo ad ingranare quando i Vikings erano già in ciabatte e asciugamano. Mentre i texani si apprestano a tentare il riscatto contro i Colts, Minnesota si gode la bye week ventura, con la testa già proiettata alla sfida con i Philadelphia Eagles in week 7: Bradford vs Wentz, ci sarà da divertirsi.
LA VENDETTA DEL FIGLIOL PRODIGO – Dopo l’allontanamento coatto dai campi e da qualunque cosa minimamente connessa alla sua squadra, Tom Brady ha fatto il suo tradizionale ritorno in campo domenica trascinando i suoi New England Patriots a ballare sulle ceneri dei Cleveland Browns. Nonostante la sospensione post-Deflategate vietasse a Brady di allenarsi coi compagni, interagire col personale ed entrare in contatto col playbook, Brady è sembrato subito a suo agio: prima lanciando Edelman e Gronk come ai tempi d’oro e poi conducendo un primo drive impeccabile fino al TD di Blunt. Il QB si esibisce persino in una specie di mossa di danza per celebrare una corsa di 4 yard, segno che Touchdown Tommy si diverte, ha voglia di giocarsi ogni down e competere fino a febbraio. A fine partita, le statistiche parlano da sole: 28 su 40 per 406 yard e 3TD, peraltro senza giocare metà del 4° quarto, dove si rivede Jimmy Garoppolo. La connessione con Martellus Bennett è sembrata irreale, considerando che Brady ha potuto allenarsi per la prima volta con l’ex Bear solo una settimana fa. Bill Belichick si gode il ritorno al successo e abbozza un sorriso a fine partita. No, scherzo. Per gli amanti dei corsi e ricorsi storici, l’ultima vittoria dei Browns ai playoff risale al 1995, quando sulla panchina dei Browns sedeva proprio il felpato, che nell’occasione sconfisse nel match di wildcard proprio i Pats, allenati da Bill Parcells. In numeri, fanno 7500 giorni dall’ultimo successo in post-season. Non che in regular season le cose vadano meglio, anzi. Gli dei del football hanno deciso di calcare la mano ulteriormente: non bastava far coincidere il ritorno di un Brady col dente avvelenato con l’arrivo dei Pats in città (con lo stadio in larga parte di spudorata fede bianco-rosso-blu), ma la maledizione del QB continua a mietere vittime. Dopo RGIII e Josh McCown, anche l’onesto Cody Kessler si è infortunato dopo un imbarazzante safety e annessa livellata micidiale di Hightower. Si è quindi presentato in campo la leggenda delle leggende, Charlie “Clipboard Jesus” Whitehurst, salvo zoppicare a sua volta verso gli spogliatoi poco dopo. E quindi chi resta? Ma ovviamente il buon Terrelle Pryor, la cui punizione è restare l’ultimo “QB” sano del roster e vedere i suoi fratelli cadere come mele mature. Ad oggi per i Browns siamo a 5 QB utilizzati in 5 settimane e 5 sconfitte su 5. Dalla previsione di vincerle tutte fatta da Pryor, 0-2. Caro Terrelle, non è mai troppo presto per scusarti con gli dei.
CRY ME A RIVER(S) – Se per i Browns anche il tempo per gli esorcismi sembra ormai passato, in quel della California del sud si cerca disperatamente un modo – qualunque modo – di portare a casa delle vittorie. A parte il successo in week 2 contro i Jaguars (appunto, i Jaguars), i San Diego Chargers sono 0-4 in stagione, con le sconfitte arrivate con un margine totale di soli 14 punti. Su questo blog raramente sentirete parlare dei Bolts, ma, vista la situazione, urge un rapido resoconto. Ricapitolando: in week 1 San Diego comanda 24-3 contro i Chiefs a metà terzo quarto, salvo poi subire una rimonta fino al 27 pari con meno di due minuti da giocare nel 4° periodo. In OT, i Chargers vengono puniti da un TD di corsa (!!!) di Alex Smith per il 33-27 finale. Come se non bastasse, crociato anteriore rotto per Keenan Allen e annata appena iniziata che è già finita. La domenica dopo W contro i Jags, ma anche Danny Woodhead si infortuna al menisco: come per Allen, stagione finita. A Philip Rivers cominciano a mancare i pezzi del puzzle. La week 3 si apre con l’infortunio di Manti Te’o nel tentativo di inseguire Frank Gore dal backfield. Tendine d’Achille rotto e anche per lui stagione finita. Dopo una partita tirata, di nuovo con un minuto e spiccioli da giocare, i Chargers consentono la giocata chiave agli avversari, stavolta un TD da 63 yard a TY Hilton per il definitivo 26-22 Colts. Contro i Saints, Brees e Rivers si sono sfidati a colpi di mortaio, con le difese a concedere tutto e di più, fra coperture approssimative e placcaggi blandi. A spuntarla però non sono i Chargers: palla in mano sul +13 a metà ultimo quarto, un fumble all’interno delle proprie 20 yard da parte di Melvin Gordon regala palla a Brees, che connette con Thomas in un clamoroso 4th&2 per il meno 6. Palla San Diego e nuovo fumble, stavolta di Benjamin. Il terzo TD di John Kuhn dà il punticino in più ai Saints: finisce 35-34. Arriviamo così a domenica, quando dopo l’ennesima partita punto a punto, a due minuti dalla fine l’holder Drew Kaser (già protagonista di un punt di misere 16 yard a fine terzo quarto) non riesce a trattenere lo snap e il calcio per il pareggio si trasforma in una tragicomica palla persa. I Raiders ringraziano e vincono 34-31. Si dice che le squadre forti trovino sempre un modo per vincere e quelle deboli uno per perdere, ma così è davvero ingiusto. Tre uomini chiave persi per la stagione e quattro partite perse per episodi al limite dei confini della realtà. Si vocifera che coach Mike McCoy sarebbe sulla graticola, ma il confronto con Denver di settimana prossima non lascia grandi speranze alla compagine californiana. Resta da investigare il motivo di tanto accanimento da parte degli dei del football: magari sono adirati per il mancato trasferimento della franchigia a Los Angeles. D’altronde si sa, in quella zona gli dei sono stati talmente di manica larga coi panorami che poi ci hanno pure messo su casa. Coraggio, Phil, non piangere!
FELICI, MA NON TROPPO – Che l’NFL voglia esprimere un proprio parere a riguardo di quasi qualsiasi dinamica relativa alla lega, si sa e non da ieri. Da alcuni anni il controllo asfissiante da parte di Roger Goodell sembra voglia trasformare i giocatori in tanti soldatini. Dal 2014 il commissioner ha vietato la schiacciata stile pallacanestro fra i pali come esultanza in seguito ad un touchdown. Gronk si è adeguato ricorrendo solo alla sua spike, ma non è la stessa cosa. Nel 2015 in una sola domenica sono stati multati due Steelers, DeAngelo Williams per aver la scritta “Find The Cure” in supporto alla lotta contro il tumore al seno e William Gay per aver indossato scarpe viola per la lotta alla violenza domestica – mossa assolutamente ipocrita da parte di una lega che sempre più spesso deve fare i conti con casi analoghi. Recentemente il trend sembra in ulteriore evoluzione. Nel 2016 DeSean Jackson ha indossato scarpe che recavano il nastro giallo della polizia per portare attenzione alla violenza da parte della polizia (multa in arrivo perché viola il dress code), Josh Norman ha simulato il tiro con l’arco dopo un intercetto (multa e 15 yard di penalità perché l’arco è equiparabile ad un’arma, secondo l’insensato regolamento NFL), Carlos Hyde ha mostrato i muscoli dopo una dirompente azione di corsa (multa e 15 yard di penalità per taunting) e infine Antonio Brown, che nell’ultimo periodo pare essere la vittima preferita degli arbitri. In quattro occasioni è stato multato e penalizzato per excessive celebration dopo un TD: due volte per aver abbracciato in corsa il palo di sostegno alla porta, poi una per i movimenti di bacino e un’altra per aver fatto twerk. Esprimersi creativamente, supportare cause nobili e manifestare la propria gioia pare sempre più complesso, se non addirittura stigmatizzato oltremisura. Per carità, esiste un regolamento ed è giusto rispettarlo; ma se la NFL nella persona di Goodell pensa che fare la voce grossa su queste frivolezze sia una questione di prim’ordine, quando una grande percentuale dei giocatori guida ubriaco, maltratta i partner e fallisce controlli anti-doping a tutto spiano, sta solo vendendo aria fritta.
PENDOLINI E CRISTALLI DI GIADA – Con la conclusione della week 5 siamo a un po’ più di un quarto (e un po’ meno di un terzo) di stagione, quindi perché non fare qualche previsione su tre team in grande forma e prevedere quella che sarà la loro situazione quando scoccherà la fine della week 10? La squadra più calda del momento sono probabilmente gli Atlanta Falcons, il cui attacco stellare sta portando la franchigia della Georgia al saldo comando della NFC South, sul cui fondo resta sconsolata Carolina. Ma potrebbe trattarsi di un fuoco di paglia: infatti, lo scorso anno i Falcons sono partiti addirittura 5-0, salvo poi assestarsi su un mesto 8-8 finale. Nelle prossime settimane troveranno avversari più agguerriti di quelli fin qui affrontati, ovvero Seahawks, Packers e Eagles, inframmezzati da Chargers e Buccaneers. Difficile capire come saranno gli Eagles stessi a novembre, ma potenzialmente Atlanta potrebbe arrivare al bye della week 11 con un più umano record di 6-4, sempre ammesso che i Chargers non decidano di giocare fino alla fine una partita e che i Bucs non ripetano lo sgambetto della week 1. Occhio ai Falcons, per sciogliersi basta davvero poco. La seconda squadra sotto la lente d’ingrandimento sono i Pittsburgh Steelers, che dopo la sculacciata contro Philly sembrano di nuovo sui binari giusti. I Dolphins saranno un banchetto anche troppo invitante, ma Pats e Cowboys sono gatte da pelare. Giocare a Baltimore poi non è mai facile, ma non saranno i corvi ad assestare una sconfitta. Per quello serviranno più i Pats che i Cowboys. Il record alla fine della week 10 sarà 7-2. Gli stessi Dallas Cowboys restano un’affascinante incognita per tutti, che li si ami o li si odi. In maniera simile ai Vikings (QB titolare rotto in preseason, incognita RB, ricevitori infortunati), i ragazzi di Jerry Jones paiono determinati a non voltarsi indietro. Per quanto riguarda ciò che li aspetta prossimamente, Packers, Eagles e appunto Steelers rappresentano ostacoli ostici, mentre i Browns… Dal match contro Philly potrà rientrare Tony Romo, quindi ogni previsione è prigioniera di ciò che Garrett (ma in verità Jones) deciderà circa le sorti di Dak Prescott. Dovendo tirare a indovinare, Prescott perderà contro i Packers, ma terrà il posto da titolare. Nel duello contro Wentz, dovesse uscire sconfitto, verrà rimpiazzato da Romo, che batterà i Browns, ma verrà sconfitto da Pittsburgh. Se il mondo ha ancora un senso, per allora a Dallas regnerà l’anarchia e il team imploderà. Comunque alla week 11 arriverà 5-4. Ma se per caso limitasse i danni, allora avremmo davanti una seria candidata ai primi due posti della NFC.
LA VITA DOPO IL FOOTBALL – Notizia fresca fresca: l’ex Panther e Cowboy Greg Hardy, attualmente free agent, avrebbe messo un alt alla sua carriera da giocatore di football professionista per diventare lottatore di arti marziali miste (MMA), secondo quando riportato da MMAFighting.com. Egli ha così dichiarato: “I’m very focused and excited to start my MMA career. I’m going to do this the right way, I can assure you of that.” Hardy non è certo nuovo a menar pugni: nel 2014 è stato arrestato per percosse e minacce di morte ad un’ex fidanzata. Nonostante le accuse siano cadute per la mancata apparizione a processo della vittima (non si conosce il motivo di tale assenza), Roger Goodell squalificò Hardy per 10 giornate, poi ridotte in appello a quattro. Il suo anno coi Cowboys non è stato certo memorabile e, sebbene ci fosse la volontà di Jerry Jones di tenere sempre una porta aperta per il defensive end, nessuna squadra ha scelto di associarsi ad Hardy fin qui, anche a causa di un nuovo arresto per possesso di cocaina il mese scorso. Nonostante l’indole violenta, Hardy parte in questa avventura nel mondo della MMA senza la minima esperienza pregressa in quanto a discipline marziali. Hardy non è certo il primo ad abbandonare la carriera di giocatore di football per concentrarsi su altre passioni: esistono svariati casi di giocatori NFL che durante o dopo la fine della loro carriera hanno trovato modi nuovi per non restare disoccupati. Qualche esempio recente: Jack del Rio, attuale coach di Oakland dopo una decennale presenza in campo come linebacker, Charles Woodson da DB a opinionista per ESPN, senza contare casi estremi come quello del compianto Pat Tillman o di Ta’u Pupu’a, passato da tackle a… cantante d’opera.
FANTAFOOTBALL – Vittoria così così, con alcune valutazioni errate da parte mia (Taylor peggio di Bradford, la DEF degli ‘Skins meglio di quella dei Pats). Settimana prossima ho tutta la famiglia allargata dei Vikes in bye, quindi sarà un terno al lotto. Ah, ma nel weekend affronto la squadra del collega bolla33. Che scontro fratricida sia!
MVProf