7 a settimana – NFL week 3
Ogni settimana tratteremo sette spunti di riflessione più o meno seri donatici dalla National Football League
AVANTI UN ALTRO – Come si è ormai intuito, il mio collega che condivide le pagine di questo blog ha un’ossessione per Bill Belichick. E come dargli torto? Il cosiddetto felpato si gode i frutti della sua nuova creatura, Jacoby Brissett, nella vittoria 27-0 contro gli Houston Texans. Belichick nel mentre rimpolpa il suo palmares con nuovi record, tra cui 6-0 con un rookie QB (e zero intercetti) e la vittoria numero 226 che lo porta al pari di Curly Lambeau, leggenda di Green Bay a cui è intitolato lo stadio dei Packers. Da parte di Brissett partita come da pronostico pulita e senza sbavature, con tanto di pallone della partita donato a Belichick, come il gatto che porta il topino morto al padrone come ringraziamento per essersi preso cura di lui – adorabile. Si è parlato di un infortunio al pollice che rende il suo stato per domenica prossima in dubbio, ma con 10 giorni di riposo da Boston trapela ottimismo. Nel caso – avanti un altro – è pronto Edelman, a meno che Jimmy Garoppolo non riesca a sua volta a recuperare; in ogni caso, dalla settimana successiva rientra Tom Brady dalla squalifica. A prescindere, dalla week 5 i New England Patriots avranno schierato (almeno) 3 QB diversi in poco più di un mese. Se ti chiami Cleveland Browns è ordinaria amministrazione, se ti chiami Patriots è solo un gigantesco contrattempo che non merita nemmeno di fare alzare un sopracciglio al felpato, che ora – avanti un altro (bis) – sfiderà i Bills per mantenere il record immacolato. Agli Houston Texans non resta che leccarsi le ferite. Dopo aver concesso 26 punti totali nelle prime due settimane grazie alla terza difesa della lega, peraltro numero uno per sack, i texani vengono umiliati su i due lati del campo con Watt da una parte e Osweiler dall’altra annullati. Uovo deposto e tutti a casa.
L’ALLEGRO CHIRURGO E IL CAPPELLAIO MATTO – Se i Minnesota Vikings fossero 0-3, tutti sarebbero disposti a dar loro un pass per l’ecatombe di infortuni fin qui subiti. Per quanto concerne quelli recenti, con Adrian Peterson e Matt Kalil in lista IR, è chiaro che il primo potrà tornare minimo a metà novembre (week 8) e il secondo è perso per il resto della stagione (il che, viste le sue performance, non è necessariamente una catastrofe). I Vikes potrebbero decidere di tenere AD a riposo anche più a lungo, facendo affidamento sulla rodata coppia McKinnon-Asiata e potendo contare su un Peterson più fresco per la seconda parte di stagione. Ma se l’infermeria continua a riempirsi, il campo pare non risentirne. Con la vittoria sui Carolina Panthers, Minnesota si ritrova 3-0 per la prima volta dal 2009, quando Brett Favre timonò la squadra fino alle soglie del Super Bowl XLIV. La differenza è che, pur avendo anche allora un’ottima difesa, Favre poteva contare sull’esplosività di Rice, Harvin e Berrian, mentre ora la gran parte dei punti viene prodotto da difesa e special team, non ultimo esempio di ciò il punt ritornato in TD da parte di Marcus Sherels. Anche per questo, l’idea è che il record sembri più sbarluccicante di quanto in realtà sia. Dopo le misere 34 yard totali accumulate nel primo tempo contro i Panthers – frutto di 7 drive di cui 5 three-and-out – chiuso solo sotto di 10, un ottimo primo drive del terzo quarto conclusosi col TD del fondamentale Kyle Rudolph ha aperto la diga in cui sono affogate le pantere. L’attacco viola non è certo la specialità della casa, ma la difesa può dirsi al livello dei Broncos: contro Cam Newton sono stati messi a referto 3 intercetti (ora 9 in 3 partite per i Vikes), 8 sack e una pressione che non ha mai permesso all’ex Auburn di connettere una singola volta con Kelvin Benjamin. Forse le botte subite giustificano il look di Newton da Cappellaio Matto sotto acido del dopo-partita. Carolina con la sconfitta (22-10) interrompe la striscia di 14 W in casa di fila, ma i tumulti cittadini – distrazione o no per i giocatori – sono problemi ben più grandi per la comunità.
CLONAZIONE E SOUBRETTE – La partita fra perdenti (0-4 combinato) ha nell’inizio e nella conclusione i momenti che meglio riassumono i dolori atavici di ciascuna squadra. Per quanto riguarda i Miami Dolphins, Ryan Tannehill inizia come al solito la sua partita col freno a mano tirato, in questo caso con un incompleto e intercetto al primo drive. In generale la sua non è una partita infame, ma i meriti sono da condividere tanto con Jarvis “Juice” Landry e DeVante Parker, quanto con una D-Line dei Cleveland Browns che dà al prodotto di Texas A&M 4-5 secondi nella tasca per connettere coi suoi atletici ricevitori senza venire nemmeno sfiorato per tre quarti interi. Cody Kessler debutta per i Browns – squadra irrilevante in NFL da quando le omonime gemelle Kessler sgambettavano sull’edizione di Playboy del 1985 – e fa la sua onesta partita, anche grazie ad un Terrell Pryor onnipresente. L’ex Seattle gioca sia da WR che da QB, e pure da safety a fine secondo quarto. Pryor chiude con 144 yard in ricezione, 35 lanciate e 21 corse, con tanto di TD messo a segno dalla wildcat. Se tanto mi dà tanto, viene da pensare che se potesse essere clonato o se anche solo potesse lanciare a se stesso, i Browns avrebbero risolto diversi problemi di organico. Cleveland Pryors suona comunque meglio di Cleveland Marroni. Come detto, però, i Browns si ricordano di essere i Browns e si sparano sui piedi nel finale. Dopo uno strip-sack sanguinoso quanto tempestivo ai danni di Tannehill, con 4 secondi sul cronometro il nuovo kicker Cody Parkey sbaglia dalle 44 yard, quasi la stessa misura dalla quale l’anno scorso era costato la vittoria agli Eagles contro i Falcons in week 1. Dopo l’errore la storia si è scritta da sé, col TD di Jay Ajayi a chiudere i conti in OT (30-24). Una vittoria è una vittoria, ma nessuno a South Beach ha stappato champagne per la prestazione di domenica. Paradossalmente ma non troppo, i Browns ne escono meglio dei delfini, avendo la consapevolezza di poter competere anche con un rookie QB di terza fascia.
I MORTI RISORGONO – Si sono verificati diversi riscatti di squadre e giocatori assai fieri e troppo presto bollati come bolliti. In primis i Buffalo Bills, che con lo spettro dello 0-3 alle porte sono stati educati con le buone e con le cattive dai gemelli Ryan. Il risultato si è visto: Arizona Cardinals ammutoliti (33-18). Stessa situazione per i Washington Redskins, spalle al muro in una NFC East in cui ogni team è una scheggia impazzita. I riflettori erano puntati su Josh Norman e Odell Beckham jr, i cui alterchi della stagione passata hanno portato l’intera lega a rivedere la regola dei falli personali e hanno costretto gli arbitri a catechizzare entrambi a dovere prima dell’inizio della gara. Individualmente, il duello può dirsi vinto dal biondo platinato per le 121 yard su 7 ricezioni, ma a rovinare la festa ci ha pensato Eli Manning con due intercetti, di cui uno in red zone e l’altro nei minuti finali quando un field goal sarebbe bastato per consegnare la vittoria ai G-Men (29-27). Le lacrime di Beckham e il suo sfogo, peraltro perdente anche lì, con la rete dei kicker sono un contorno significativo alla giornata deludente dei team della Grande Mela, coi cugini New York Jets anch’essi col sedere per terra, battuti dai Kansas City Chiefs a causa dei 6 intercetti di Fitz-tragic. Alla lista delle sconfitte patite dai newyorkesi aggiungerei la L di Donald Trump contro Hillary Clinton al primo dibattito televisivo. I Los Angeles Rams battono i Tampa Bay Buccaneers segnando finalmente il primo touchdown con Keenum e poi dilagando con Todd Gurley. Quello messo a segno dal QB è il primo TD da 22 anni a questa parte per la nuova/vecchia franchigia californiana; per certi versi, le due partite di quest’anno a secco sono sembrate uno iato anche più lungo di 22 anni. Di riscatti individuali più che di squadra si può parlare nel caso di Trevor Siemian e Aaron Rodgers: il primo in settimana era stato l’oggetto dei mugugni di Sanders e Thomas, cui Seimian ha risposto distribuendo loro 3 dei 4 TD di giornata per la vittoria sui Cincinnati Bengals (29-17). Il secondo, dopo gli incubi causatigli da Mike Zimmer, ha modo di banchettare sui Detroit Lions lanciando 4 TD in soli due quarti. Se i dubbi su di lui sembrano fugati, quelli sui Packers un po’ meno, visto che da 31-3 si sono fatti recuperare fino al definitivo 34-27, merito del Marvin Jones show.
ORNITOLOGI AL POTERE – Ci sono squadre che volano di fatto (in cinque sono ancora imbattute) e altre che volano sia di nome che di fatto: sorprendentemente, tutte le franchigie “pennute” hanno portato a segno una vittoria nel weekend. Fanno eccezione i Cardinals, lesti nel rovinare la festa con una serie di errori da film horror: prima lo snap alto ritornato in TD, poi l’INT di Palmer su incomprensione col ricevitore, e infine Tyrann Mathieu che fa una clamorosa imitazione di Fantozzi alla cena della contessa Serbelloni Mazzanti Vien dal Mare, quando il povero ragioniere si vedeva sgusciare in continuazione il tordo dalle mani proprio come Mathieu ha tragicomicamente inseguito per dei metri un fumble di Taylor alla fine persosi a lato. Fra Jacksonville Jaguars e Baltimore Ravens succede un po’ di tutto, specialmente nell’ultimo quarto, con 3 intercetti in 2 min sparati alternativamente da Flacco e Bortles a sparigliare a più riprese gli equilibri. A ciò seguono un FG bloccato da una parte e Justin Tucker che indefesso la mette dalla lunga. L’ultimo intercetto di Bortles sigilla la gara (19-17): come facciano i Ravens ad essere ancora imbattuti lo sanno solo loro – forse. I Seattle Seahawks battono i San Francisco 49ers come da previsione (37-18), grazie alle ricezioni insensate di Doug Baldwin (164/8 e 1 TD). Si rivede anche il redivivo Jimmy Graham, che dall’infortunio al ginocchio è solo lontano parente del giocatore ammirato a New Orleans. C’è di male che Russell Wilson subisce un altro infortunio, stavolta al ginocchio, mentre lo stato di Thomas Rawls appare sempre più incerto. Per finire, nello scontro fra due franchigie aeree la spuntano gli Altanta Falcons sui New Orleans Saints, nel decennale dal ritorno in campo della squadra di NOLA dopo l’uragano Katrina. Nella stessa partita, il safety Steve Gleason bloccò il primo punt dei Falcons, portando i primi 7 punti dei Saints e facendo esplodere il Superdome: una statua fuori dall’arena testimonia quello storico momento di rinascita. Ieri sera Gleason era a di nuovo in campo, ma stavolta in sedia a rotelle, per colpa della sclerosi multipla che lo ha colpito alcuni anni fa. New Orleans non riesce a rendere omaggio al suo eroe, anzi quasi ne umilia la memoria: su un punt del primo quarto non solo nessuno riesce a bloccarlo come Gleason fece dieci anni prima, ma due ricevitori dei Saints si scontrano come auto in corsa, regalando un first-and-10 ad Atlanta in sulle 10 yard. La giocata è certamente stata un momento-chiave della gara, ma la sconfitta (45-32) è soprattutto figlia di una difesa impotente contro le corse di Devonta Freeman e Tevin Coleman, che si sono spartiti uno le yard (152) e uno i TD (3).
ACCIAIO SCIOLTO – No, non mi sono scordato dei Philadelphia Eagles. Anzi, ai pennuti in questione è riservato uno spazio apposito per celebrarne la sculacciata storica (34-3) ai danni dei Pittsburgh Steelers, la più larga dal 1989. Ben Roethlisberger accumula 257 yards senza TD, dopo averne accumulati 6 nelle precedenti due partite. Antonio Brown beneficia di più di metà di quelle yard (140), ma senza risultati concreti, e con DeAngelo Williams soffocato da Fletcher Cox e soci, la magra prestazione offensiva è presto detta. Se così si spiegano i soli 3 punti a referto, sull’altro lato del campo la difesa non ha certo contribuito, lasciando il rookie Carson Wentz immacolato e libero di agire, senza assestare sack o intercetti (peraltro fin qui mai lanciati nella sua pur giovane carriera, record per i QB al primo anno). Dopo aver battuto i derelitti Browns e Bears, le aquile hanno confermato di poter osare a pieno titolo di stare lassù, avendo battuto tanto a poco una squadra da molti indicata come possibile vincitrice del Super Bowl LI. La buona notizia per gli Steelers è che da settimana prossima ritorna Le’veon Bell dalla squalifica: i Chiefs sono avvisati.
FANTAFOOTBALL – Con All-Day fuori fino a data da destinarsi e Arian Foster ancora ai box, mi ero gettato nei waiver per far mio Shane Vereen. Scelta peraltro azzeccata, visti i 13.50 punti a referto. Peccato che un problema al tricipite abbia costretto i Giants a metterlo nella lista IR. C’è di buono che Tevin Coleman ha beneficiato di 3 TD dalla red zone e in tal modo mi ha donato tanti punti col minimo sforzo, portandomi ad un’ampia quanto inattesa vittoria. Con l’avvicinarsi della week 4, la ricerca di un RB sano continua…